In Consiglio regionale scoppia il caso dei “bonus sanitari”, misura destinata alle fasce di popolazione più deboli economicamente, fortemente voluta dall’assessora al Lavoro Desirè Manca, e sostanzialmente bocciata dagli uffici dell’Assemblea sarda. Il provvedimento è all’attenzione delle commissioni Salute e Lavoro che oggi si sarebbero dovute riunire in forma congiunta per ascoltare Manca e il collega della Sanità Armando Bartolazzi.

La riunione però è stata rinviata dopo il le osservazioni degli uffici sulla delibera che stanzia dieci milioni di euro per prestazioni sanitarie urgenti destinate a chi ha un Isee sotto i diecimila euro. E il clima, già teso sul fronte della riforma sanitaria, ora è infuocato. Sia tra maggioranza e opposizione ma anche all’interno dello stesso Campo largo: ieri i commissari di maggioranza della sesta e della seconda commissione si sono incontrati sino a tarda sera per trovare una sintesi mai raggiunta. 

Il no degli uffici tecnici è categorico: «Rappresenta un'anomalia la circostanza che le prestazioni correlate ai buoni sanitari siano finanziate con risorse del Fondo Fse, e non come ordinariamente accade a valere sulle risorse del Fondo sanitario regionale di parte corrente specificamente destinato al finanziamento dei Lea», si legge nel documento. E ancora:  «L’erogazione del bonus e dunque l'offerta di prestazioni sanitarie rientranti nei Lea - esigibili da tutti - esclusivamente a favore di soggetti appartenenti a nuclei familiari con un Isee al di sotto o pari a 10.000 euro, pare contrastare con il principio fondamentale dell'universalità, visto che le prestazioni sanitarie sono una risorsa della comunità e pertanto sono estese a tutta la popolazione». E contrasta anche quelli dell'uguaglianza, visto che «i servizi sono erogati senza alcun tipo di distinzione o discriminazione, e non sono considerate differenze individuali, sociali o economiche e dell'equità. Principi che governano, fin dalla sua istituzione, il servizio sanitario nazionale».

Nei documenti c’è l’invito a chiedersi «se e quanto la misura sia realmente efficace rispetto agli obiettivi che intende realizzare, e cioè ampliare l'offerta di prestazioni sanitarie a favore dei più vulnerabili».

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