23 ottobre 2010 alle 09:08aggiornato il 23 ottobre 2010 alle 09:08
Autovelox di Monastir, la svolta:il Prefetto ha annullato 450 multe
Carta straccia. Quattrocentocinquanta multe registrate dall'autovelox di Monastir sono state archiviate dal prefetto di Cagliari. Che ha accolto i ricorsi presentati dagli avvocati Renato Chiesa, Pierandrea Setzu e Claudia Mura.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La battaglia era stata avviata da Giampiera Mavuli, presidente dall'associazione Casa dei diritti: «Sono state giudicate fondate le ragioni che ci avevano spinto a contestare il diluvio di contravvenzioni per il superamento dei 90 chilometri orari».
L'avvocato Renato Chiesa entra nel dettaglio: «Il Prefetto di Cagliari, con due distinti provvedimenti datati 13 maggio e 4 ottobre di quest'anno, ha accolto i ricorsi». In sostanza, le contravvenzioni erano state contestate per tre motivi. Il primo: «Un evidente sviamento della funzione di prevenzione stradale. Il codice della strada assegna agli apparecchi di rilevamento automatico della velocità la funzione di prevenire gli incidenti stradali in tratti particolarmente pericolosi. Per ottenere tale scopo, il codice prevede dei criteri rigorosi di segnalazione della presenza dell'autovelox, tali da consentire ad ogni automobilista di accorgersi della presenza dell'apparecchio e, conseguentememte, di rallentare per tempo. È evidente che quando migliaia di automobilisti, in pochi giorni, superano il limite di velocità, qualcosa nel sistema di segnalazione della presenza dell'autovelox non ha funzionato e lo scopo preventivo non è stato raggiunto». Il secondo: «C'era un'evidente irregolarità dei cartelli di segnalazione dell'autovelox, privi delle caratteristiche di materiale, dimensioni e colori richieste dal regolamento al codice della strada, che spiega perché tante contravvenzioni in così pochi giorni, cartelli non a caso sostituiti l'otto dicembre 2009 ed ulteriormente integrati in data il 2 febbraio 2010». Terzo e ultimo motivo: «La corresponsione alla società privata proprietaria dell'apparecchio di somme calcolate su ciascuna multa inflitta. In pratica, per ciascuna contravvenzione elevata la società incassava venti euro».© Riproduzione riservata