Per la crisi sono aumentati, e di molto, i morosi che non pagano gli affitti. E si parla di appartenenti a categorie sociali fragili. Intanto le banche chiedono più soldi. L’unica soluzione, per avere un bilancio in pareggio, è stata tagliare le manutenzioni. Di case vecchie, spesso in condizioni precarie. 

Hanno fatto i salti mortali, in Area (Agenzia regionale per l’edilizia abitativa), per cercare di far quadrare i conti nel documento di previsione per il triennio fino al 2024, che porta la firma del commissario straordinario Adamo Pili (in carica quando è stato redatto il provvedimento). È scritto chiaro: «È doveroso evidenziare le grosse difficoltà incontrate, nella redazione del presente documento, per ottenere gli equilibri di bilancio». 

L’Agenzia gestisce circa 24mila alloggi in tutta la Sardegna. Un patrimonio immobiliare, si legge nel documento, «caratterizzato da un elevato grado di vetustà e un consistente numero di abitazioni sfitte, cosiddette di risulta, che necessitano, per essere riassegnate, di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria».

La tipologia di utenza, come ovvio, proprio perché necessita di abitazioni a canone agevolato, appartiene a categorie sociali medio-basse: «La crisi economica in atto, nel causare un maggiore impoverimento» proprio in quelle fasce di popolazione,  «ha portato, da un lato, ad un aumento delle richieste di alloggi di edilizia residenziale pubblica, dall’altro, per gli alloggi assegnati in locazione, ha causato un incremento della morosità». 

E questo è il problema più grosso. Perché, scrive ancora Pili, l’Azienda non usufruisce di alcun contributo di funzionamento da parte dell’amministrazione regionale. Le entrate, «derivanti principalmente dai canoni di locazioni e sulle quali pesa una forte percentuale di morosità, sono esigue rispetto ai costi fissi aziendali e ai fabbisogni finanziari dei singoli servizi».

In più si aggiungono i problemi del servizio tesoreria, scrive ancora il commissario. Per il triennio in essere la banca non ha garantito le stesse condizioni di quello precedente. E costerà 740mila euro in più. 

L’Azienda non avendo la possibilità di ridurre i costi fissi «e tanto meno di incrementare i canoni di locazione, determinati in base a parametri oggettivi e soggettivi disciplinati dalla normativa regionale» per ottenere il pareggio di bilancio, «ha dovuto agire sulle uniche voci di spesa manovrabili ossia le spese correnti di natura variabile». Che sono le manutenzioni ordinarie. Le case rischiano di perdere pezzi. 

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