Diciotto vittime e otto fascicoli in vari palazzi di giustizia: sono i numeri del ciclone Cleopatra che in Sardegna, il 18 novembre scorso, ha portato morte e distruzione, soprattutto nel nord dell'Isola, dove i morti sono stati tredici. E proprio dalla parte più martoriata dell' alluvione proseguono spediti i tre filoni di indagine che la Procura di Tempio Pausania ha aperto per far luce sulla tragica alluvione.

Ieri è stata formalizzata l'iscrizione nel registro degli indagati di sei persone, tutte con incarichi tecnici, per i quali si ipotizzano i reati di disastro, omicidio colposo e lesioni colpose. Al momento non sono previste misure cautelari ma interdittive.

"L'obiettivo - ha spiegato ai giornalisti il sostituto procuratore titolare delle indagini, Riccardo Rossi - è impedire che queste persone ripetano fatti simili". I nomi non sono stati resi noti perché "agli indagati - ha chiarito il Pm - non sono stati ancora notificati gli atti". Le contestazioni si riferiscono alla voragine apertasi sulla strada provinciale che collega Olbia a Tempio, all'altezza di Monte Pinu, dove morirono in tre: Bruno Fiore, 68 anni, la moglie Sebastiana Brundu, di 61, e la consuocera Maria Loriga, di 54. Finirono con il loro fuoristrada dentro al cratere che inghiottì il ponte e la carreggiata. Una strada, la Sp 38, che non verrà più riaperta al traffico, ha annunciato il magistrato, ma dovrà essere riprogettata e ricostruita.

"Sulla base della consulenza tecnica preliminare fatta dal geologo, abbiamo capito i profili di responsabilità - ha sottolineato il Pm parlando dell'ultimo sviluppo delle indagini - Abbiamo inoltre mantenuto il sequestro preventivo della strada per il rischio di incidenti". Le prossime settimane si annunciano decisive anche per le altre due indagini aperte a Tempio. Una riguarda il dissesto idrogeologico della città di Olbia: qui l'alluvione provocò la morte di Patrizia Corona, 42 anni, e della figlioletta di 2, Morgana Giaconi, trascinate via dalla furia dell'acqua mentre si trovavano sua una Smart; di Anna Ragnedda, 83 anni, deceduta nel suo letto - la figlia ha annunciato lo sciopero della fame per chiedere giustizia e verità; di Maria Massa, 88 anni, anche lei sorpresa dall'acqua nella sua abitazione; infine di Francesco Mazzoccu, 37 anni, e del figlio Enrico di 3 anni, travolti dalla piena. La terza indagine è quella di Arzachena, dove morirono i quattro componenti di una famiglia italo-brasiliana, annegati all'interno di un seminterrato trasformato in abitazione.

Altro filone di indagine è quello seguito dalla Procura di Nuoro, che ha aperto in queste ore il quarto fascicolo mettendo sotto sequestro la strada provinciale che collega il paese di Bitti a Sologo, e la numero 3, che collega i centri di Bitti, Onanì e Lula. Un provvedimento obbligatorio che consentirà ai periti nominati dai magistrati di eseguire i primi sopralluoghi e di effettuare le consulenze. Disastro e omicidio colposo, considerata la morte di altre tre persone, tra cui il poliziotto Luca Tanzi, i reati ipotizzati negli altri tre fascicoli. La Brigata Sassari, nel frattempo, ha concluso le operazioni nelle zone colpite dal ciclone con un bilancio di tutto rispetto: cinquantasette giorni di intervento, oltre ventimila chilometri percorsi, seimila metri cubi d'acqua rimossi e più di 5.431 metri cubi di rifiuti ingombranti e detriti movimentati. Ancora: distribuiti 7.000 quintali di aiuti umanitari e diverse centinaia di pasti caldi, determinante il supporto dei Sassarini per la riapertura delle scuole.
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