Statuto, autonomia, sardismo: «Che idea hanno i nostri politici?»
La domanda è di Salvatore Cubeddu, sociologo e scrittore, editorialista dell'Unione Sarda. Cubeddu, ospite di Radar su Videolina, sottolinea l’esigenza di un percorso autonomistico ‘’partecipato”: «Manca l’azione continua, la spinta a immaginarci ‘’sardi’’. E non illudiamoci: se non ci pensiamo noi, non ci pensa nessuno».
Cubeddu ricorda il principio di Insularità: «Dopo aver cambiato la Costituzione, è mancata una riflessione coerente». E sul sardismo rileva: «Non c’è traccia di un’attività sardista. Trent’anni fa Mario Melis parlava del sardismo diffuso. Io gli proponevo il sardismo ‘’necessario’’. E cioè quali sono le condizioni necessarie per renderlo efficace?»
Sulla stagione delle riforme Cubeddu osserva che «Il problema è quello del rapporto tra istituzioni e politica. Il legame col popolo è solo di distribuzione di risorse. L’ascesa dei problemi dal popolo alle istituzioni passa da comitati elettorali. Mi auguro che la Legge Statutaria si faccia presto e poi si passi allo Statuto. Ma dovrebbe essere il contrario: prima parli di ciò che vorresti essere, poi adegui gli strumenti interni»
Nel suo intervento a Radar Cubeddu parte dai decreti attuativi dello Statuto. Sull’esempio delle Regioni che li hanno visti già approvati in Consiglio dei Ministri e su quello del Trentino Alto Adige, che alla Camera ha avuto il primo via libera alla riforma dello Statuto Speciale