"Non una di meno", a Cagliari il corteo contro il femminicidio: «Siamo la voce di chi non c'è più»

25 novembre 2025 alle 20:40aggiornato il 25 novembre 2025 alle 21:17

Erano poco più di cento, per la maggior parte donne, con qualche uomo più una quota di gender fluid. Ma di chiasso ne hanno fatto tanto, con i loro tamburi e slogan.
Sono gli, soprattutto le aderenti a “Non una di meno”, il movimento che raccoglie diverse associazioni accomunate dalla lotta contro la maschilità assassina, dunque contro il femminicidio che sembra non temere nemmeno gli inasprimenti di pena. I manifestanti, partiti da piazza San Michele, hanno attraversato mezza città per rivedersi ormai all’ora di cena al Bastione di Saint Remy. Lì hanno suonato, cantato e lasciato il microfono a chiunque passasse di là, per parlare della piaga del femminicidio.


I manifestanti capiscono che non devono mollare e di essere la voce delle donne morte per mano di fidanzati, mariti o addirittura di quasi sconosciuti sempre respinti, ma che non riescono a farsene una ragione. E uccidono, come accade continuamente nonostante le trasmissioni in tv, le pagine intere di giornali, le campagne per stroncare questo sistematico omicidio di donne al quale non si riesce a porre un argine.

È una questione culturale, il fatto che una fascia di maschi italiani non riesca a superare, e non sempre le analisi sul perché l’uomo italiano continui a uccidere le donne sembrano centrare l’obiettivo: svelare perché accade. E perché avviene con una frequenza che non diminuisce mai.
Nella tarda serata l’incontro al Bastione si è concluso. Ora per i manifestanti ci sono le prossime partite da giocare, sempre per coinvolgere i cittadini e i partiti sul femminicidio.


Luigi Almiento