L'insularità sostenibile, Omar Chessa

24 luglio 2021 alle 17:23aggiornato il 28 luglio 2021 alle 11:54

Con questo intervento del professor Omar Chessa L’Unione Sarda apre un dibattito sui temi del paesaggio, dell’ambiente e dell’energia per una insularità consapevole.

Chi deve decidere sulla metanizzazione dell’Isola e come? Chi sugli impianti energetici da fonti rinnovabili? Non è qui in discussione se l’utilizzo del gas naturale liquido e delle fonti rinnovabili debba sostituirsi alla produzione energetica basata sul carbone. Il problema è come realizzare la decarbonizzazione. 

Il recente decreto-legge “semplificazioni” (art. 31) attribuisce al Presidente del Consiglio dei ministri il potere di individuare con DPCM le “opere e le infrastrutture necessarie al phase out dell'utilizzo del carbone nell'Isola”. Draghi, pertanto, gestirà la transizione sarda al metano. È vero che prima di decidere dovrà consultare i tre ministeri dello sviluppo economico, della transizione ecologica e delle infrastrutture: ma comunque il circuito decisionale sarà tutto interno al Governo nazionale. Cosa c’è che non va? A costituire un problema è la violazione del principio costituzionale di leale collaborazione. L’individuazione delle opere e infrastrutture di decarbonizzazione/metanizzazione è una funzione amministrativa ricadente nella materia concorrente “produzione, trasporto e distribuzione nazionale di energia”. Come la Corte costituzionale ha chiarito dal 2003, il legislatore statale può eccezionalmente affidare competenze amministrative al Governo in ambiti di regola spettanti alle Regioni, ma ciò deve avvenire nel rispetto rigoroso di alcune condizioni: una di queste è la necessità che la Regione interessata sia coinvolta nel processo decisionale da cui sortirà l’atto amministrativo. Il legislatore può dosare la misura della partecipazione regionale, prevedendo che questa sia minimale ovvero più intensa, in proporzione all’ampiezza dell’interferenza statale. In alcuni casi può essere sufficiente prevedere l’intesa “debole” della Regione, in altri invece occorre quella “forte”, con un coinvolgimento regionale più profondo, che può sboccare in un procedimento di co-decisione tra Stato e Regione. Ebbene, l’art. 31 del decreto semplificazioni, pur dichiarando espressamente il proposito “di realizzare il rilancio delle attività produttive nella regione Sardegna”, non contempla alcun ruolo per il governo regionale sardo nella definizione e autorizzazione delle opere e infrastrutture che collegheranno l’Isola alla rete energetica nazionale. Ma i pur lodevoli obiettivi della semplificazione decisionale e della urgenza di provvedere non possono prevaricare il doveroso rispetto dei ruoli costituzionali.

Omar Chessa 

(Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Sassari)