Cagliari, l’ultimo saluto a Nicolò Meloni: "Non si può morire mentre si lavora"
“No non è vero, non può essere vero”, continua a ripetere mamma Simona tra i singhiozzi. Al suo fianco c’è il marito Giuseppe, con gli occhi gonfi dalle lacrime che vanno giù senza sosta, e il loro unico figlio rimasto, Enrico, che sembra quasi stordito e non aver ancora fatto i conti con la vita impietosa che gli ha rubato un fratello.
“Non si può morire mentre si lavora. Non è accettabile”: lo ripetono in tanti, nel sagrato della chiesa di San Massimiliano Kolbe, d’un tratto troppo piccola per accogliere familiari, amici, parenti, e i colleghi di Nicolò Meloni, morto poco dopo l’una di sabato, schiacciato da un cancello in una notte di ronda iniziata come tante ma terminata in una tragedia forse evitabile, o forse no.
Con quei “perché?” senza risposta che aggiungono dolore a dolore.