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Festa Roma, Fiorella Infascelli: racconto i giurati del maxiprocesso
18 ottobre 2025 alle 16:40
Roma, 18 ott. (askanews) -Presentato in anteprima fuori concorso nella sezione Freestyle alla Festa del Cinema di Roma, "La camera di consiglio", il nuovo film di Fiorella Infascelli (poi nelle sale dal 20 novembre), affronta l'episodio giudiziario che ha cambiato il Paese, il Maxiprocesso di Palermo contro la mafia, riflettendo sull'esperienza umana e civile di chi ha dovuto decidere il destino di 460 imputati.La regista: "Quello che io volevo raccontare era cosa accadeva in questi 35 giorni dentro un appartamento blindato in cui non si poteva scrivere e praticare, non c'era televisione, non c'era la radio, completamente isolati, con la paura, perché erano due anni che partecipavano al maxiprocesso, scortati, con molte minacce. E quindi volevo raccontare la storia di questi otto giurati, sei popolari e due togati, e capire cosa succedeva, oltre al loro coraggio, molto importante oggi, secondo me. Il coraggio per il bene comune, per gli altri".Sergio Rubini e Massimo Popolizio sono rispettivamente il presidente della giuria e il giudice a latere, che nella realtà fu Pietro Grasso. "Ho avuto la consulenza di Grasso ma è stato anche altrettanto importante avere avuto un rapporto molto stretto con le due giurate e ringrazio ancora Francesca Vitale che purtroppo è morta cinque giorni fa, sono state fondamentali anche perché per me era fondamentale che c'erano quattro donne nella giuria quando tutto il maxiprocesso era fatto da uomini, avvocati, mafiosi, giornalisti".Sergio Rubini: "Siamo stati una sera a cena con Grasso, ci ha raccontato che la moglie una volta, una mattina si è svegliata e scesa di sotto, ha trovato la sua macchina segata in due, perfettamente segata in due"."Grasso ha anche fatto a meno della scorta per un periodo, non girava armato mentre io interpreto un personaggio diverso, che ha una 'paura fottuta', che gira armato, ma non che questo mi abbia dato un'idea di pavidità. Mi sembra che reagire con la paura al pericolo sia una peculiarità umana. Gli eroi hanno paura, altrimenti sarebbero degli incoscienti".