Esserci scomparendo, Francesca Pennini e il suo "Abracadabra"

08 ottobre 2025 alle 08:25
Torino, 8 ott. (askanews) - Che cosa sta succedendo. Una grande scatola sul palco; una voce che attraversa il tempo, lo spazio e i sentimenti; un corpo preso in prestito, che confonde i piani di realtà e poi quelle bolle di sapone che sembrano venire da un altro mondo. "Abracadabra", il nuovo spettacolo di Francesca Pennini e del CollettivO CineticO, ha portato a Torinodanza sensazioni profonde, complesse, ma rese coerenti dalla parola, che ha guidato tutta la performance. "Attraverso le parole - ha detto l'artista ad askanews - questo spazio tra me e chi è nella platea, con questo momento invisibile della parola, che per convenzione sappiamo tutti che cos'è, ma che per tutti è una cosa un po' diversa, entra nel corpo dell'altra persona quindi in qualche modo è una parola magica in questo senso perché tutte le parole lo possono essere".La magia va effettivamente in scena, anche in modi, per così dire, tradizionali: escapismo, meraviglia, spaesamento. Ma il punto è probabilmente l'idea di sparizione della stessa Francesca Pennini, accaduta anche nella "realtà", qualunque cosa questo termine significhi davvero, e poi riportata, in molti modi diversi, sul palco. E scomparendo, il senso di presenza era ancora più forte. "Non lo so come si fa a esserci scomparendo - ha aggiunto - però da un lato mi sembrava che proprio nell'essere in qualche modo l'opposto fosse necessario toccare la sparizione per sentire l'essere. E anche se non sono mai veramente sparita, sono sparita solo per le altre persone, però il fatto di sparire per le altre persone lo rendeva vero anche per me".Il corpo, elemento cruciale della danza contemporanea, ovviamente è presente anche nella forma del racconto, drammatico, di una serie di fratture e di malattie, fatto peraltro attraverso l'interpretazione di un perfetto Angelo Pedroni. Ma, anche nelle voci che sembrano arrivare dai confini della follia, resta un senso di rinascita e, possiamo dirlo, una forma di possibile felicità. "Penso che l'elemento di felicità - ci ha detto ancora Pennini - ci sia, e stia nel riconoscere la vita in qualche modo, cioè l'esistere, l'esistere nonostante tutto quello che accade in noi, nel mondo e così via". E il mondo, come diceva Wittgenstein, è esattamente tutto ciò che accade, dentro e fuori dal palco, in quella dimensione di superamento di ogni separazione tra il teatro e la vita, che è tipica degli spettacoli del CollettivO CineticO. Momenti nei quali l'arte parla direttamente a noi e, soprattutto, di noi.