Boschi sardi secchi, l'assessora: "Studiamo il fenomeno per affrontarlo"
«Non è possibile ipotizzare un lockdown per aree vaste migliaia e migliaia di ettari. Ma di certo non è improbabile pensare a misure di comportamento da adottare per chi entra in una zona contaminata e poi si sposta in una che non lo è».
Non c’è ancora una soluzione per contrastare il male oscuro che sta uccidendo boschi e foreste della Sardegna, passati dal verde al bruno-marrone nel giro di poche settimane, soprattutto nei settori occidentali. Ma l’assessore regionale all’Ambiente, Rosanna Laconi, prova a tracciare una via dopo la riunione del tavolo tecnico convocato questa mattina, per affrontare l’emergenza. E non è esclusa l’imposizione di regole che possano contribuire alla limitazione «della diffusione di un agente patogeno, perché anche con questo abbiamo a che fare», ha sottolineato l’assessora, che da medico ha già combattuto in prima linea contro il Covid.
«Cerchiamo di indagare, con una task force interdisciplinare, quali sono le cause. Dobbiamo quantificare gli ettari colpiti, da lì definire le ragioni, precisando che abbiamo a che fare con due fenomeni: da una parte il deperimento delle sugherete, che è allo studio da anni, e dall’altra il disseccamento. Sono simili ma differenti: ora serve chiarire con esattezza la causa». Per quetso a breve la Giunta regionale stanzierà un milione e centomila euro.
La Phytophthora cinnamomi, che attacca le radici, è sicuramente la causa del male delle sugherete. «Ora dobbiamo capire se riguarda anche il resto», aggiunge l’assessore, «ma di certo ha contribuito la siccità».
(Enrico Fresu – Video di Lorenzo Piras)