Ussaramanna.

Pizze giganti addio, chiude “Sa Giara” 

I titolari della storica attività si arrendono dopo 51 anni: troppa fatica  

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In mezzo secolo di attività, la pizzeria “Sa Giara” ha fatto la storia della cucina sarda. È stata un luogo di incontri, di sfide, di amicizie. Ha reso celebre il nome di Ussaramanna in tutta la Sardegna grazie alle sue pizze formato extralarge. Ma le serrande, in via Roma 57, ora non si alzeranno più. L'attività non sfornerà più le famosissime pizze giganti, talmente grandi che finirle era improbabile. Roberto Serra, 66 anni, e Milva Orrù, 64, hanno fatto una scelta di vita e hanno chiuso l’attività: «Con il passare degli anni l’età si fa sentire e il lavoro in pizzeria è diventato sempre più faticoso».

La storia

Il calendario torna indietro al 1974, quando “Sa Giara” apre e diventa la prima pizzeria della zona. «L’idea nacque da mia suocera e da un cognato che aveva lavorato come pizzaiolo a Cagliari. Inizialmente fu gestita da tutta la famiglia e l’attività andò avanti fino al 1979, quando mio marito Roberto partì per il servizio militare», spiega Milva Orrù. Una storia di famiglia: al rientro dalla leva nessuno voleva più occuparsi della pizzeria, ma la madre di Serra non voleva la chiusura. «Presi io la gestione e, dal 1980, sono l’unico titolare», racconta Roberto. Una decisione che ha dato longevità e lustro al locale, ricordato da tutti per le sue enormi pizze.

La scommessa

«La pizza gigante è nata quasi per gioco, come una sfida», spiegano. I clienti l’hanno notata e apprezzata, così è entrata stabilmente nel menù. «Era una curiosità e tutti si mettevano alla prova per mangiarla: Con quasi un metro di diametro, arrivare in fondo era davvero difficile», dicono consapevoli di aver costruito un qualcosa che rimarrà nella memoria di generazioni di persone.

Ed è così che i clienti sono arrivati da tutta la Sardegna, dall’Italia e anche dall’estero: «Molti venivano per vedere la pizza gigante, senza aspettarsi che avesse davvero quelle dimensioni. Vedere le facce stupite è stata per noi una grande gioia, una soddisfazione. Osservare i clienti all’opera nel provare a finirla ci strappava spesso un sorriso, conoscendone già l’epilogo».

I clienti

C’era chi frequentava la pizzeria per curiosità e chi, invece, per trarne spunto. «Nel tempo ci siamo accorti che alcune delle nostre pizze sono state copiate, compresa la pizza gigante. Dopo 52 anni di mestiere si riconosce chi entra per curiosità e chi per imitare. È successo con la gigante, ma anche con la sfoglia cavallo (base con carne di cavallo), o con la Pantaleo (base con pomodoro crudo, rucola e grana). La cosa un po’ ci ha disturbato, ma ci siamo passati sopra: sapevamo che non sarebbero mai state uguali alle nostre».

Gestire una pizzeria è un mestiere molto impegnativo, che richiede energie fisiche continue. «A un certo punto ci siamo trovati davanti a una scelta inevitabile: o continuare a pensare solo al lavoro o fermarci per tutelare la salute. Abbiamo sceltoil riposo, a malincuore, e ci dispiace, perché amiamo i nostri clienti: per noi erano persone di casa».

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