Campobasso. L’immagine è di qualche anno fa: ritrae genitori e figlie, spensierati e allegri. È la foto che circola sui social per descrivere la famiglia decimata dalla presunta intossicazione alimentare, una tragedia che a Pietracatella, in Molise, un’intera comunità non riesce a comprendere. Si può ancora morire dopo aver mangiato? In attesa delle risposte, la Procura ha iscritto cinque medici nel registro degli indagati per la morte di Sara Di Vita, 15 anni, e della mamma Antonella Di Ielsi, di 50.
Verifiche in corso
Sul caso di Pietracatella ci sono ancora tanti tasselli da mettere insieme. Bisogna capire cosa sia accaduto nella casa della famiglia Di Vita-Di Ielsi nelle ore che hanno preceduto il Natale e poi ancora tra il 25 e il 27 dicembre all'interno del Pronto soccorso dell'ospedale Cardarelli di Campobasso. Qui lavorano tre dei cinque dottori indagati, precisamente due venezuelano e un italiano; gli altri due, invece, in quei giorni prestavano servizio in guardia medica. I reati ipotizzati sono omicidio colposo e lesioni colpose. Le autopsie sui corpi di mamma e figlia sono programmate per oggi. Il marito e padre delle due vittime, Gianni Di Vita, intossicato anche lui, è ricoverato in condizioni stabili all'ospedale Spallanzani di Roma. La figlia più grande, che non avrebbe partecipato al pasto in famiglia, era stata ricoverata in via precauzionale nello stesso nosocomio, ma poi dimessa.
La magistratura
«L'indagine è prioritariamente volta a ricostruire l'intera catena degli interventi medici – ha spiegato il procuratore Nicola D'Angelo –, con specifico riguardo ai precedenti accessi della 15enne e di sua madre al Pronto soccorso: risulta, infatti, che la minore si fosse presentata in struttura per due volte prima della morte. Data l'estrema complessità del quadro clinico – ha aggiunto il procuratore – sono stati disposti accertamenti multidisciplinari per verificare l'eventuale sussistenza di negligenze o sottovalutazioni sulle condizioni della minore e della madre, nonché errori nell'applicazione dei protocolli diagnostici».
Le ipotesi
La polizia anche ieri è tornata nell'abitazione di Pietracatella per nuovi rilievi. Oltre agli accertamenti sugli alimenti prelevati nella casa di famiglia, cioè vongole, cozze, seppie baccalà e funghi, questi ultimi confezionati e consumati il 24 dicembre, si sta portando avanti l’ipotesi della contaminazione accidentale di farine. Qualche mese fa in un mulino di alcuni parenti paterni c'era stata una disinfestazione contro la presenza di topi. Non si esclude che il veleno sia finito sulla farina usata per cucinare. Sulla vicenda è intervenuta anche l’Azienda sanitaria regionale con il dg Giovanni Di Santo che ha fornito i primi esiti delle indagini interne. «Le cause che hanno determinato i decessi – ha detto – non sono ancora note, ma una prima certezza c'è ed è riconducibile ad una tossinfezione: potrebbe trattarsi di un’intossicazione alimentare o chimica».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.
• Accedi agli articoli premium
• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi
