Questa è la storia di una famiglia cagliaritana con un figlio autistico di 13 anni, che sta combattendo per avere un sostegno concreto e andare avanti, una storia che poi riguarda tantissimi genitori e ragazzi sardi, dato che nell’Isola non esiste nessun centro per minori che soffrono di questo disturbo.
La testimonianza
«Vogliamo portare all’attenzione dell’opinione pubblica la nostra esperienza di vita, e evidenziare il fatto che in tutta la Sardegna non ci sia una struttura che possa seguire i nostri figli», racconta il padre, 56 anni. «Noi ora siamo in lista d’attesa ad Assisi, siamo andati lì esattamente un anno fa, tre giorni a nostre spese, per fare gli esami e vedere se potevano prenderlo. Hanno detto sì, ma siamo quattordicesimi, quindi non credo ce la faremo mai entrare, e comunque, l’idea di staccarci da lui, di tenerlo così lontano da noi, è insopportabile».
Roberto (nome di fantasia) ha un disturbo dello spettro autistico di livello 3, è iperattivo e autolesionista, segue una costosa terapia farmacologica che gli hanno prescritto a Pisa, e frequenta la prima media. «Fino alla quinta elementare faceva cinque ore al giorno, ma da marzo la scuola ha stabilito che ne può fare soltanto tre con l’insegnante di sostegno, dicono che “non può stare in classe per più tempo”, così alle 11.30 lo riportano a casa col pulmino», spiega il padre. «Io sono stato costretto a prendere congedo dal lavoro per stare con lui. Non ci sono alternative, dato che un educatore privato costerebbe una cifra insostenibile e, appunto, non abbiamo un centro per minori autistici. A gennaio io dovrò rientrare in servizio, mia moglie non può assentarsi dal suo posto di lavoro, dunque siamo alla disperazione».
L’interrogazione
Qualche settimana i consiglieri regionali di Fratelli d’Italia – l’intero gruppo, primo firmatario Antonello Floris – hanno presentato un’interrogazione «sull’assenza nel territorio regionale di centri diurni e residenziali per minori disabili autistici e malati psichiatrici».
Spiegano che «la mancanza di tali centri in Sardegna costringe le famiglie a cercare assistenza fuori regione, principalmente ad Assisi o a Milano, con costi elevati e inevitabili conseguenze psicologiche negative per i minori; la carenza di questi centri è aggravata dall’aumento costante delle diagnosi di disturbi dello spettro autistico, come riportato dal Centro disturbi pervasivi dello sviluppo del Brotzu, con un incremento percentuale rilevante negli ultimi cinque anni; esistono strutture, come ad esempio SuperHando, realizzata nel Comune di Settimo San Pietro iniziata nel 2010, costata circa dieci milioni di euro, quasi completata ma mai inaugurata, che versa in stato di abbandono e degrado, pur essendo stata concepita per creare un centro regionale per il superamento dell’handicap e dello svantaggio sociale e come punto di riferimento strategico per l’ambito territoriale del Plus 21 e per l’intera area metropolitana di Cagliari».
L’appello
I consiglieri chiedono alla presidente Todde e all’assessore Bartolazzi «se la Regione abbia previsto, nel piano socio-sanitario o in altri strumenti di programmazione, la realizzazione o l’attivazione di centri diurni e residenziali per minori con disabilità psichica o disturbi dello spettro autistico, quale sarà il futuro di SuperHando; se si consideri opportuno avviare una mappatura regionale delle strutture pubbliche o private adatte a essere riconvertite in centri per minori disabili psichici o autistici, al fine di creare una rete territoriale estesa e accessibile; quali misure immediate si intendano adottare per ridurre il ricorso a strutture extraregionali, evitando che i minori sardi debbano essere separati dai propri nuclei familiari per ricevere trattamenti terapeutici di base che dovrebbero essere garantiti nel loro territorio». (cr. co.)
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