Entrambe le parti «attendono fiduciose la conclusione degli accertamenti dei Ris». Ovviamente con pareri e sentimenti contrastanti. Da una parte i legali della famiglia di Manuela Murgia: se davvero non è stata ritrovata la parte mancante della fibbia rotta della cintura della ragazza, così come avvenuto trent’anni fa, questo potrebbe essere un punto a favore della tesi dell’omicidio commesso in un altro posto, con successivo trascinamento del corpo della sedicenne nel canyon. Dall’altra Marco Fausto Piras, avvocato dell’unico indagato ribadisce: «Siamo fiduciosi del lavoro dei Ris. Speriamo che possano emergere elementi utili alle indagini. Certamente non troveranno alcun collegamento con il povero Astero».
«Attendiamo con fiducia gli esiti finali della perizia», evidenzia Giulia Lai, legale che insieme a Bachisio Mele e Maria Filomena Marras assiste i familiari della ragazza. «Serviranno tra le altre cose a capire se Manuela è stata in un altro luogo prima di essere portata nel canyon». Elisa Murgia, sorella della vittima, nel gruppo Giustizia per Manuela Murgia, sottolinea: «L’ingresso da via Falzarego è un’ipotesi che abbiamo scartato fin da subito, poiché, sebbene fosse la più semplice per il passaggio dell’auto, nel 1995, era chiuso con una catena, che non risultò manomessa». (m. v.)
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