politica

I boss nell’Isola, scontro fra Todde e Nordio 

La presidente: «Da Meloni sei giorni di silenzio sul 41-bis». Il ministro: «Nessun arrivo di detenuti» 

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Sale la tensione istituzionale tra Regione e Governo sul tema del regime carcerario del 41-bis. La presidente della Regione, Alessandra Todde, denuncia da giorni la mancanza di confronto con l’esecutivo a seguito della decisione – da lei ritenuta già assunta e operativa – di trasferire nell’Isola un numero significativo di detenuti sottoposti al carcere duro: una scelta che, sostiene la governatrice, sarebbe stata comunicata direttamente ai tribunali e alle forze dell’ordine dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, senza alcun preavviso alla Regione. Ma il ministro della Giustizia Carlo Nordio nega trasferimenti in corso di detenuti al 41-bis verso la Sardegna: quello della Todde, insomma, sarebbe un «allarmismo ingiustificato».

La lettera alla Meloni

Sei giorni fa, Todde ha scritto alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, senza ricevere risposta: nella lettera, afferma, ha messo nero su bianco la gravità di un provvedimento «assunto senza confronto, senza preavviso e senza rispetto istituzionale», e che a suo giudizio rompe il principio di leale collaborazione tra Stato e Regione. Non solo: la Sardegna – sottolinea Todde – rappresenta un territorio già classificato dagli organi giudiziari come a forte rischio di insediamento mafioso, un elemento che renderebbe ancora più delicata l’eventuale concentrazione di detenuti al 41-bis sull’Isola.

Costi sanitari

A pesare, inoltre, sono i costi e gli oneri per il sistema sanitario regionale: ogni detenuto in regime speciale richiede scorte, trasferimenti dedicati e protocolli rafforzati di sicurezza, un carico che – denuncia Todde – «ricade interamente sui cittadini sardi», alle prese con un servizio sanitario già in sofferenza. La presidente richiama anche il tema dell’insularità, definendo «un paradosso istituzionale inaccettabile» l’idea che ciò che la Costituzione indica come svantaggio da compensare venga usato come vantaggio logistico per la gestione carceraria nazionale.

Già lo scorso 10 settembre, ricorda inoltre la presidente della Regione, durante un incontro istituzionale il ministro della Giustizia Nordio avrebbe garantito che nessuna decisione sarebbe stata presa senza confronto: invece, conclude, «oggi scopriamo che quegli impegni sono stati completamente disattesi».

La replica

La replica del Guardasigilli non si è fatta attendere. Con una nota, Nordio smentisce innanzitutto l’esistenza di trasferimenti in corso dei detenuti al 41-bis verso la Sardegna e parla di «ingiustificato allarmismo» da parte della governatrice. Secondo il ministro, l’unico intervento previsto riguarda l’aumento della capienza e la razionalizzazione degli spazi interni agli istituti già presenti, e tutto ciò nel pieno rispetto di un preciso disposto normativo. L’articolo 41-bis, comma 2-quater, dell’ordinamento penitenziario – rimarca il ministro – prevede la detenzione dei soggetti in regime speciale in istituti «esclusivamente dedicati», preferibilmente situati «in aree insulari». Una norma rimasta per anni inapplicata per responsabilità dei governi precedenti, aggiunge Nordio: l’esecutivo sarebbe intenzionato a darle finalmente attuazione rispondendo così alle richieste di maggiore sicurezza avanzate dai procuratori antimafia.

Sul fronte istituzionale, Nordio respinge le accuse di scarsa collaborazione e afferma che il tema è stato portato al tavolo Stato-Regioni. Ciò di cui si lamenta Todde, afferma il Guardasigilli, «attiene unicamente a valutazioni di politica giudiziaria che questo Governo intende attuare».

Posizioni distanti

La distanza tra le posizioni sembra al momento difficile da colmare. Todde chiede che il Governo blocchi le decisioni unilaterali e apra immediatamente un confronto «vero, leale e responsabile», ribadendo che la Sardegna non intende sottrarsi alle proprie responsabilità ma nemmeno accettare decisioni calate dall’alto. Nordio invita invece ad abbassare i toni, assicurando che l’impatto sul territorio rimarrà invariato e che non vi è alcun piano di trasferimento straordinario.

«Stato arrogante»

Sulla vicenda si registrano gli interventi dei parlamentari pentastellati Mario Perantoni ed Ettore Licheri. Il primo respinge al mittente l’accusa di “allarmismo” rivolta da Nordio alla presidente Todde: l’allarme, sottolinea, nasce «quando un Governo evita di rispondere alle istituzioni territoriali e alle richieste di informative dei parlamentari su un tema delicatissimo come il 41-bis». Il deputato denuncia una «coltre di opacità» sulla vicenda e ricorda che le domande poste dalla Todde (dagli effetti dell’aumento di capienza ai 90 detenuti già presenti a Uta) non hanno ricevuto risposta. Il senatore Licheri condanna «l’arroganza di uno Stato centrale che non ascolta i territori» inserendo il caso 41-bis in una più ampia mancanza di dialogo che riguarderebbe anche altri dossier come le aree idonee e l’autonomia differenziata. Entrambi chiedono al ministro di abbandonare la polemica e di avviare un confronto trasparente e responsabile con la Sardegna.

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