La storia

«A 80 anni lavoro nella mia farmacia:  la pensione aspetta» 

Anna Scalas: non ho alcuna fretta di rinunciare all’impegno quotidiano 

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Da più di quarant’anni osserva il paese e i suoi mutamenti. Anna Scalas, farmacista storica di Serramanna, dal 1981 distribuisce farmaci, consigli e affetto ai compaesani nella farmacia che dai primi del 900 porta il suo cognome.

Sempre al vertice

Ora, ormai ottantenne, non ha alcuna intenzione di restarsene a casa. «La pensione non fa per me. Ogni tanto vado dietro il bancone, mi accontento di supervisionare e dare consigli a modo mio, un po’ come il grillo parlante di Pinocchio – racconta –. Mi dispiace molto non poter sempre servire la gente come facevo prima, ma sono diventata un po’ sorda e faccio fatica a “stare al passo” con i nuovi programmi». Nonostante questo, tuttavia, la dottoressa Scalas resta l’anima dell’attività: «Gestisco ancora la contabilità in completa autonomia, sono sempre stata un po accentratrice, da responsabile non ho mai demandato nessuno: mail, pagamenti, banche, Federfarma continuo a gestire tutto io con precisione e attenzione».

La storia

Dopo una parentesi a Nuoro, dove ha fatto la prima iscrizione all’ordine dei farmacisti, è tornata a Serramanna per lavorare nella farmacia che ha mantenuto nel corso di quattro decenni e oggi accompagna i propri discendenti nella quarta generazione per proseguire nell’attività di famiglia della quale rimane ancora oggi punto di riferimento. «L’ambiente è rimasto sempre lo stesso quando c’era mio padre e ancora prima mio nonno Tommaso. A quel tempo si preparavano i medicinali sul momento, ricordo che i ragazzini portavano in farmacia le bisce o le sanguisughe per i preparati galenici e i salassi, in quel modo potevano guadagnare qualche soldo».

Il paese che cambia

Il mondo della farmacia è cambiato negli anni. Impossibile dimenticare gli anni Novanta, quando a Serramanna erano diffuse tossicodipendenza e spaccio. «Suonavano a ogni ora, anche la notte per chiedere siringhe, una volta un tossico mi ha girato il braccio perché ero restia a dargliene: ho ancora il polso slogato dopo quell’episodio. Davamo una mano anche ai carabinieri che ci chiedevano di poter usare la bilancia per pesare la droga, insomma sono stati anni complessi». Altro periodo critico è stato quello della pandemia che ha colto tutti di sorpresa. «Abbiamo cercato di accontentare tutti con la richiesta di dispositivi di protezione, tamponi antigenici per tante persone che facevano la fila in cortile per sottoporsi ai test. Insomma, abbiamo sempre cercato di sopperire alla carenza del sistema sanitario, soprattutto in questi ultimi anni dove la maggior parte dei cittadini non aveva un medico di base, noi farmacisti siamo stati un punto di riferimento per un numero sempre crescente di pazienti, per consigli e rilascio dei farmaci da banco».

L’insegnamento

«Un’altra soddisfazione è quella di aver visto già tre dipendenti andare in pensione: non può che essere motivo di vanto. Anche i dipendenti hanno capito in pieno il nostro modus operandi : volerci bene come una famiglia, come sono con i clienti io sono con i miei collaboratori».

L’affetto

L’approccio con le persone è sempre stato questo: contraccambiare il bene ricevuto delle persone e le varie vicissitudini familiari e “brutte batoste” hanno segnato la vita di Anna, che però conferma che la forza le è stata data dall’affetto sincero della popolazione. Anna, che si definisce seria e taciturna, rimane tuttora il caposaldo della sua farmacia.

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