Regione

Agricoltura, nuovo corso con Agus «Filiera del cibo, chiave del rilancio» 

I Progressisti ritornano nell’esecutivo: «Serve collegialità su tutto» 

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Francesco Agus è in Consiglio regionale quando per la prima volta deve parlare da assessore all’Agricoltura, a quattro ore dalla nomina. Era attesa dal 27 novembre, giorno in cui Gian Franco Satta, suo ex compagno di partito, ha lasciato la poltrona e pure i Progressisti.

Ha già preso possesso della stanza?

«Ho soprattutto preso possesso dei dossier aperti. Domani (oggi, ndr) vedrò dipendenti e dirigenti. A brevissimo le associazioni di categoria».

Ha saputo perché la presidente ha tardato a firmare il suo decreto?

«Alla fine si è trattato di pochi giorni, in cui non si è fermato nulla. Sull’agricoltura, l’Esecutivo ha approvato tante variazioni di bilancio, per il passaggio di risorse dalla Regione agli enti di settore».

Per il mondo delle campagne cosa c’è da fare subito?

«Prima di tutto bisogna introdurre un metodo di lavoro e di comunicazione. La Regione deve parlare con una voce sola e in un momento come questo occorre che le decisioni siano le più condivise possibile, tra politica e macchina amministrativa. Che va valorizzata e messa nella condizione di operare con i livelli di performance delle regioni più avanzate».

Satta non l’ha fatto?

«Il tema non sono i lasciti. Sull’agricoltura, il nostro programma di coalizione è ambizioso e sono convinto che debba essere messo in pratica in tutti i suoi punti».

Allora perché come Progressisti chiedevate a Satta di andare via?

«Il motivo è più banale e trasparente, non ci sono segreti: non voleva più far parte della nostra comunità politica. Ringrazio la presidente per la fiducia e il mio partito. Mi riferisco in particolare al segretario Zedda, al consigliere Ivan Pintus e a Luciano Uras».

Quando parla di «momento come questo» si riferisce al caos in Giunta?

«Mi riferisco alla Sardegna, che attraversa una condizione non generata né dall’ultimo assessore né dall’ultima Giunta. Il fenomeno è epocale: una parte delle nostre comunità deve fare i conti con la sua sopravvivenza. Stando ai dati demografici, tra pochi anni le aree interne della Sardegna saranno le meno popolose d’Europa, con l’età media più alta e la densità abitativa più bassa».

State governando da due anni. Qualche responsabilità l’avete pure voi.

«La legislatura non è nemmeno a metà percorso: c’è ancora spazio per intervenire in tutti i settori. È strategico affrontare le riforme, come si sta facendo in Consiglio, a partire dalla ripartizione delle competenze assessoriali, ferma agli anni ’70. Non è un dettaglio: lo spopolamento delle zone interne si contrasta solo con politiche coerenti. Non bastano i bonus che, seppur graditi, non incidono sulla competitività né sulla piramide demografica. Serve creare lavoro, garantire ricambio generazionale e attirare competenze. Il cibo, nella sua filiera più ampia, ha un valore più grande che in passato. Può generare redditi e benessere quando le comunità sanno fare sistema. Altrimenti l’entroterra sarà sempre più spopolato e garantire i servizi essenziali, a partire dalla sanità, diventerà sempre più difficile».

A proposito: la sincronia quasi astrale tra lo scontro Todde-Bartolazzi e la sua promozione ad assessore era perfetta perché la delega alla Sanità andasse a lei. Per tanti è un errore l’interim che la presidente ha voluto per sé.

«La Giunta è un organo politico, prende decisioni collegiali e tutti gli assessori devono contribuire, anche a prescindere dalla delega. Il nostro obbiettivo deve essere quello di prendere le decisioni migliori per la Sardegna. Si vince tutti insieme e si perde tutti insieme, come comunità».

Sulla sanità voi Progressisti siete sempre stati critici. Avete cambiato idea?

«Non abbiamo nascosto i nostri dubbi, mai ci siamo sottratti al confronto e sempre abbiamo avanzato proposte. Sulla sanità non c’è stato il cambio di passo che ho visto in altri settori».

A cosa si riferisce?

«Le politiche di continuità tra Regione e Comuni stanno dando i loro frutti. Pensiamo al Master plan per il quartiere di Sant’Elia a Cagliari».

Voto a Bartolazzi e Satta?

«I voti li danno gli elettori».

Siete tutti abbottonati in maggioranza.

«Le coalizioni falliscono quando ci si spara dai muretti a secco, non quando si discute, anche partendo da posizioni molto diverse».

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