Pavia. Ottiene il secondo annullamento di un decreto a suo carico di perquisizione e sequestri l'ex procuratore Mario Venditti. Così ha deciso il Tribunale del Riesame nell’inchiesta che a Brescia vede l’ex magistrato indagato per peculato e corruzione nel presunto “sistema Pavia”, un fascicolo che si intreccia col filone, sempre bresciano, in cui Venditti è accusato di corruzione in atti giudiziari, assieme al padre di Andrea Sempio, dopo che quest’ultimo venne scagionato.
Per Venditti, per il quale i giudici hanno ordinato la restituzione di telefoni, pc e hard disk, l’annullamento del decreto è stata una buona notizia, tanto da essere passato all'attacco contro i pm che a Pavia hanno riaperto il caso di Chiara Poggi. Sta «valutando», ha spiegato l’avvocato difensore Domenico Aiello, se presentare una denuncia sul capo di imputazione formulato dalla Procura a carico di Sempio. Il quale, è accusato di omicidio in concorso con «altri soggetti» o «con Alberto Stasi», condannato definitivo. «Non c'è dubbio - ha chiarito Aiello - che sia una rappresentazione falsa iscrivere qualcuno in concorso con un altro, quando c'è una Cassazione che dice che c'è stato un solo assassino e una sola presenza sulla scena del crimine».
Per Venditti e la sua difesa ci sono possibili profili di «falso ideologico» in quell'imputazione. Con l'eventuale denuncia il fascicolo, per rimbalzi di competenze, spetterà nel caso alla Procura di Venezia. Per il difensore, l'ex magistrato è solo «l'obiettivo mediato» da colpire nei due procedimenti a suo carico a Brescia, perché «lo scopo finale» è fare «l'interesse privato di una parte», ossia dimostrare l'innocenza di Stasi e trovare il nuovo colpevole Sempio, che fu archiviato su richiesta di Venditti. Aiello considerata l’indagine di Pavia «contraria alle procedure», perché prima servirebbe «un'istanza di revisione» sul «giudicato Stasi» da parte della difesa di quest'ultimo o della Procura generale di Milano.
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