In fuga da martedì a venerdì e formalmente latitante per 24 ore, Peppino Puligheddu, il ricercato 60 enne di Orgosolo, ha capito che continuare a scappare avrebbe solo aggravato una posizione già ampiamente compromessa. Così, ieri pomeriggio alle 14.30 si è consegnato alla Squadra mobile della Questura di Nuoro, con la collaborazione del Commissariato di Olbia, mettendo fine alla caccia all’uomo.
La fuga e la resa
Puligheddu, ritenuto dagli investigatori il capo della banda dei portavalori smantellata nei giorni scorsi, si era reso irreperibile martedì, quando gli agenti si erano presentati a casa sua per notificargli un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Nuoro. In quell’occasione, l’uomo era in casa: avrebbe chiesto il tempo di vestirsi, ma in pochi secondi avrebbe chiuso la porta e imboccato una via di fuga, dileguandosi tra i vicoli bui del paese in pigiama. Per oltre 36 ore è riuscito a restare nascosto, mentre gli agenti perquisivano abitazioni di amici e conoscenti. La sua fuga è finita ieri pomeriggio a San Teodoro, quando ha deciso di costituirsi. Nel corso delle ricerche, la Polizia ha arrestato anche un altro orgolese, Ivan Buesca, 49 anni, trovato martedì in possesso di 120 chili di marijuana sativa e di alcune munizioni. L’uomo è stato fermato durante una perquisizione legata proprio alle indagini sulla latitanza di Puligheddu: i poliziotti, arrivati a casa del fratello di quest’ultimo, avevano individuato un collegamento con un immobile nella disponibilità di Buesca, dove è stata trovata la droga. Comparso ieri davanti al Gip Alessandra Ponti del Tribunale di Nuoro, difeso dagli avvocati Roberto Secchi e Pietro Sanna, Buesca ha ammesso la paternità della droga - spiegando di detenerla da tempo senza riuscire a venderla e in attesa di distruggerla - ma ha negato ogni responsabilità sulle munizioni. Il giudice ha convalidato l’arresto, ma ha disposto la libertà dell’indagato.
«Rischi trent’anni»
Durante le indagini, gli investigatori hanno raccolto anche elementi di contesto utili a ricostruire il metodo del presunto gruppo. In una conversazione intercettata mentre lavorava come Ncc, e parlando con un cliente che aveva accompagnato a Mamone, Puligheddu avrebbe descritto le dinamiche degli assalti ai portavalori. Spiegando al suo interlocutore che per un assalto ci vuole una banda di dieci-quindici persone. E, soprattutto, sottolineando che se dentro non ci sono molti soldi non guadagni nulla, e il rischio è altissimo, ricordando le ultime condanne a trent’anni.
L’inchiesta
L’operazione rientra nell’inchiesta della Procura di Nuoro, con i procuratori Andrea Jacopo Ghironi e Ireno Satta, che ha permesso di individuare una banda ritenuta responsabile di diversi assalti ai furgoni portavalori in Sardegna. Tra gli episodi principali, quello del 13 marzo scorso a Torpè, ai danni di un mezzo della Mondialpol, bottino 90 mila euro. Al gruppo contestato il fallito assalto dell’8 agosto al portavalori della Battistolli, sbarcato a Olbia e il clamoroso colpo al magazzino del Monopoli di Pratosardo, da oltre 300 mila euro in sigarette, e quello fallito al bancomat di Oliena, dove il 15 agosto non bastarono tre cariche esplosive per aprire l’Atm.
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