Il caso.

Borghi a duello con Cartabellotta 

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Un attacco a tratti surreale, per la distanza tra la materia del contendere (i vaccini) e le accuse mosse in risposta (di tutt’altro genere). Nel mirino è finito Nino Cartabellotta, il gastroenterologo che nel 1996 ha dato vita a Gimbe, la Fondazione che si occupa di promuovere le evidenze scientifiche. Le bordate le ha tirate invece Claudio Borghi, senatore della Lega, fedelissimo di Salvini, che nei giorni scorsi (per conto del capo e del partito) ha rilanciato la proposta di cancellare l’obbligo vaccinale nella fascia 0-16 anni.

Tutto è nato dopo il pasticcio Nitag, il Gruppo consultivo nazionale da ventidue: sono finiti tutti a casa per ordine di Orazio Schillaci che ha rimediato così all’errore di aver nominato tra gli esperti anche due no vax. Cartabellotta, alla fine, ha apprezzato la marcia indietro del ministro e riferendosi all’idea di Borghi ha scritto su Linkedin: «Il trumpismo dilagante, l’anti-scienza per diffondere il sovranismo, il mantenere disinformata la popolazione per raggiungere obiettivi politici e dimostrare che “il vento è cambiato”. Ecco perché ribadiamo con forza che l’avvicendamento dei Governi non può distorcere i risultati della scienza a piacimento, né dare spazio, sotto l’alibi del pluralismo, a chi porta avanti teorie non dimostrate e rifiuta i metodi rigorosi della ricerca».

Borghi non ha gradito. Ma anziché contrastare Cartabellotta sul contenuto del post, ha trasformato tutto in una questione personale. «Signor Cartabellotta, lei riceve denaro dalle Regioni? La Gimbe vende servizi?», ha detto il senatore in un’intervista. Quindi i dubbi sollevati «sulla trasparenza dei bilanci» e la richiesta di fare «chiarezza sulle attività e sulle fonti di finanziamento». Il parlamentare della Lega ha messo in dubbio pure «la credibilità delle notizie sulla salute pubblica». La polemica si è così spostata su X, con centinaia di utenti che hanno difeso Gimbe. Lo stesso Cartabellotta ha scritto: «Se il senatore Borghi ritiene di poter ledere con tale veemenza la reputazione della Fondazione, dei suoi dipendenti e collaboratori e del sottoscritto, dimostri coerenza. Rinunci all’immunità parlamentare e ne risponda in tribunale». Su Linkedin ha aggiunto: «Quando le evidenze scientifiche ostacolano gli obiettivi dei sovranisti, loro delegittimano contenuti, scienziati e istituzioni. Non succede solo in Usa, ma anche in Italia». ( al. car. )

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