Sicuramente un successo ma comunque «un punto di partenza». È questo il centro dell’intervento di Michele Cossa, presidente della Commissione speciale per l’Insularità in Consiglio regionale, che questa mattina ha tracciato un bilancio del lavoro svolto con l’inserimento del principio Costituzione.

«La condizione di svantaggio delle regioni insulari deve diventare una questione nazionale. Solo così la Sardegna potrà ottenere ciò che le spetta. Dopo l’entrata in vigore della modifica costituzionale, i segnali da parte del Governo sono stati molto modesti: appena 5 milioni di euro per la continuità territoriale stanziati con la Legge di Stabilità – ha detto Cossa -. Lo Stato deve capire che fino a quando la Sardegna avrà la palla al piede dell’insularità, la forbice dello sviluppo con le altre regioni è destinata ad allargarsi». Il costo dell’isolamento è stato stimato in circa 9 miliardi di euro l’anno, un macigno che vale un terzo del nostro Pil. «Il problema non sono solo i trasporti e la continuità territoriale per i passeggeri e per le merci, sul piatto c’è anche la parte più importante dell’articolo 119 della Costituzione che contiene la legittimazione delle politiche di coesione alle quali l’Ue destina un terzo del proprio bilancio. Ecco perché è urgente un’azione congiunta da parte di Regione, Governo e Unione Europea».

Un’azione da concretizzarsi in tre fasi: analisi delle criticità da parte della regione con la presentazione di proposte allo Stato e alla Ue: continuo confronto da parte dello Stato con l’Europa che consenta di stanziare risorse significative per le infrastrutture e il diritto alla mobilità; una diversa politica da parte della Ue nei confronti delle Regioni svantaggiate. Su quest’ultimo punto Cossa è stato categorico: «Bisogna superare il concetto degli aiuti di Stato – ha rimarcato il presidente della Commissione – i vincoli dell’Unione. come nel caso dei trasporti, rappresentano un ostacolo alla competitività. Alla Sardegna non si possono applicare le stesse regole che si applicano alla Baviera o alla Pianura Padana. Gli aiuti di Stato devono essere visti non più come sussidi ma come compensazioni».

Infine, parlando delle prossime elezioni regionali: «Mi auguro che sul tema dell’insularità ci sia un’assoluta convergenza da parte delle forze politiche. Se dovesse prevalere l’indifferenza nessun problema potrà essere risolto».

All’incontro di questa mattina sono intervenuti diversi amministratori locali e rappresentanti delle organizzazioni di categoria.

Per Pietro Tandeddu (Copagri) ciò che serve «è una stretta vigilanza da parte della Commissione Bicamerale sulla destinazione delle risorse del Pnrr, Fondo di coesione e Fondo delle Infrastrutture” oltre a “un’azione di pungolo nei confronti dei Ministeri e delle grandi aziende di Stato».

Per Anna Maria Sechi (Cia) uno dei nodi che frenano lo sviluppo è rappresentato dalla continuità territoriale per il trasporto delle merci: «In questo settore – ha detto – subiamo penalizzazioni su tutti i fronti».

Rodolfo Cancedda (Asel) ha suggerito un patto di collaborazione tra i diversi livelli istituzionali delle Regioni Sardegna e Sicilia per dare più forza all’azione nei di confronti di Stato e Ue: «Noi, come Asel, abbiamo già avviato un confronto con i nostri omologhi siciliani».

Il sindaco di Sedilo, Salvatore Pes, ha rimarcato la necessità di puntare l’attenzione anche alla condizione di “insularità interna” dei paesi del Centro Sardegna che vivono il dramma dello spopolamento: «C’è bisogno di un cambio di passo – ha detto Pes – mi auguro che questo tema sia al centro della prossima campagna elettorale per le elezioni regionali. Il Centro Sardegna ha un sistema di trasporti da terzo mondo. La politica deve smettere di sperperare le risorse. Servono investimenti per le infrastrutture, per la mitigazione del rischio idrogeologico e per la valorizzazione dell’ambiente».

Il deputato della Lega Dario Giagoni, collegato in video conferenza, ha assicurato il suo impegno all’interno della Commissione Bicamerale per tenere alta l’attenzione sul tema: «Per far questo c’è però bisogno dell’impegno di tutti. Il problema della Sardegna non è solo la continuità territoriale aerea. Per superare il ritardo di sviluppo servono investimenti importanti».

(Unioneonline/s.s.)

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