All’incremento della produzione corrisponde una maggiore necessità di flessibilità. Sembra una banale proporzione ma in realtà il sottotesto è questo: la crescita della produzione e, di conseguenza, dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili richiede delle specifiche modalità di gestione, soprattutto da parte delle aziende. Specifiche modalità di gestione che ricadono sotto una dicitura: energy flexibility, di cui si parla già adesso e di cui si parlerà sempre di più nell’immediato futuro.

Una crescita esponenziale anche in Italia. Tutti gli scenari sono concordi su un elemento: l’utilizzo sempre più diffuso delle fonti energetiche rinnovabili farà diminuire in maniera significativa la produzione e l’immissione di gas serra nell’atmosfera. I cambiamenti climatici rendono necessarie la transizione energetica e l’elettrificazione dei consumi, con conseguente incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, che dovranno sopperire al fabbisogno energetico di servizi prima soddisfatti dalle fonti energetiche fossili. Secondo le stime di IEA e BloombergNEF, entro il 2030 il fotovoltaico e l’eolico rappresenteranno circa il 45% della produzione energetica totale in Italia rispetto al 2019, a fronte di una media europea che si attesta sul 30%.

Necessità di gestione. Una produzione così massiccia di energia richiede un’accorta gestione che permetta alla domanda e all’offerta di energia di essere sempre opportunamente bilanciate, evitando ogni possibile scompenso. La produzione di energia da fonti rinnovabili deve compensare eventuali momenti in cui la domanda di energia superi l’offerta di energia. Situazioni di questo tipo possono verificarsi quando la rete elettrica si trova in emergenza causa condizioni meteorologiche estreme, interruzioni dei generatori o problemi imprevisti del sistema. Dal punto di vista aziendale, significa evitare possibili interruzioni di produzione di un bene o di erogazione di un servizio.

Demand Response. La transizione energetica è fortemente legata alla energy flexibility, ovvero alla modifica della produzione e del consumo di energia per far fronte a eventuali picchi di domanda energetica. Ed è proprio ciò che fa il Demand Response: attività commerciali e aziende possono ridurre o incrementare il consumo di energia rispondendo ai picchi di domanda e utilizzando la rete elettrica in maniera più efficiente. Che si traduce in un due vantaggi: si evitano tutti i problemi legati a una eventuale interruzione di fornitura energetica e il cliente che partecipa a un programma di DR può ricevere una remunerazione in cambio della sua disponibilità a modificare il consumo di energia.

Enel X: il partner per le aziende sostenibili. Enel X è Balance Service Provider. Quando TERNA, operatore che gestisce la trasmissione di energia elettrica in alta tensione in Italia e ne garantisce la sicurezza, la qualità e l’economicità nel tempo, rileva un problema, lo notifica a Enel X in quanto BSP. Le aziende, a loro volta, danno al BSP la loro disponibilità di energia, ricavandone un guadagno e permettendo al BSP di far fronte a un picco di richiesta al quale, altrimenti, la rete non sarebbe stata in grado di rispondere. Ecco come funziona il Demand Response affidandosi a Enel X ed ecco perché alle aziende conviene.

Prima regione carbon neutral. Energy flexibility e Demand Response saranno temi cari alle aziende sarde nei prossimi anni. La Sardegna, in base allo studio Una valutazione socio-economica dello scenario rinnovabili per la Sardegna (realizzato dall’Università di Padova e dal Politecnico di Milano per conto del WWF), entro il 2030 potrebbe diventare la prima regione carbon neutral d’Italia, alimentata unicamente da fonti energetiche rinnovabili. Aziende che troveranno in Enel X il partner di cui hanno bisogno per diventare esempio di sostenibilità.

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