L e regole sono regole e persino il Presidente degli Stati Uniti è tenuto a rispettarle. Però l'altra faccia della medaglia dei fatti di Capitol Hill ci mostra un mondo sempre più governato dai padroni del web. Che Facebook, Twitter, Instagram, social network, ormai di fatto i più letti mezzi di informazione della terra, possano decidere di togliere la parola a chicchessia è argomento sul quale riflettere. Sospendere i profili del Presidente degli Stati Uniti è stato un gesto clamoroso, persino arrogante nell'evidenziare che pure il capo della prima potenza mondiale ha dovuto inchinarsi alle loro regole. Non che Trump non se lo meritasse, per carità, ma la decisione che viene da aziende di privati e potenti cittadini, apre scenari oscuri. È giusto che a dettare le regole siano i padroni delle parole e dei comportamenti di miliardi di cittadini del mondo senza una mediazione pubblica? Stiamo attraversando un periodo storico più povero di democrazia e avaro di libertà individuali in contrapposizione alle voglie dei cittadini di partecipare sempre più criticamente ai processi decisionali. Ciò porta a una divisione sempre più netta con chi non la pensa allo stesso modo innescando diatribe verbali che nascono sui social e si trasferiscono in piazza creando una deriva che va evitata con un sistema di mediazione e di controllo. A difesa soprattutto dei più deboli e meno attrezzati di noi.

BEPI ANZIANI
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