“Pierre è quello giusto. Se sopravviviamo a questi tre mesi e alla fine della tournée (spettacolo teatrale che la vede protagonista), magari potremo pensare a un nostro bambino, un petit Pierre o una Pierrette. E’ doloroso stare separati. C’è una mancanza fisica, una sofferenza indescrivibile. Abbiamo poco tempo per noi anche se viviamo insieme… Passiamo il tempo a inseguirci, a cercarci. Ci telefoniamo in continuazione, ci raccontiamo tutto, ma non basta… Le separazioni ci hanno fatto capire che la nostra storia ha un valore importante. Così corriamo e viaggiamo”.

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