Il divorzio da Brad Pitt, la battaglia legale per la custodia dei figli, il suo impegno umanitario.

Angelina Jolie si confessa in una intervista fiume rilasciata al Guardian. E ovviamente uno dei punti più battuti è la separazione dall’attore di “Fight Club”, sulle cui motivazioni non è ancora stata fatta piena luce: “Non posso parlare di questa cosa, sono ancora nel pieno della disputa legale”, chiarisce lei. 

Ma qualcosa la svela:  “Mi ci è voluto davvero tanto per arrivare al punto da sentire di dovermi separare dal padre dei miei figli – ha ammesso -. Spesso non riesci a riconoscere qualcosa in ottica personale, soprattutto se ti concentri sulle più grandi ingiustizie globali, perché tutto il resto sembra più piccolo”.

Il loro legame era cementificato dai sei figli, tre dei quali adottati: Maddox, 20 anni, cambogiana, Pax, 17 anni, vietnamita e Zahara, 16 anni, etiope. Poi Shiloh e i gemelli Knox e Vivienne. 

Una famiglia perfetta, quasi troppo bella per essere vera. E purtroppo le cose non sono andate bene: nel settembre 2016 Jolie ha chiesto il divorzio da Pitt, ottenuto nel 2019. Ma la ex coppia più bella di Hollywood è ancora bloccata in un'aspra battaglia legale per la custodia dei figli, dopo che lei ha affermato di aver subito violenza domestica. Aveva parlato di un episodio particolare: durante un viaggio nell’aereo privato della famiglia, l’attore sarebbe diventato “verbalmente e fisicamente violento” con il figlio Maddox.

Accusa rispedita al mittente da Pitt, che ha ammesso di avere un problema con l'alcol ma negato di aver mai colpito i suoi figli.

Ora l’attrice ha scritto un libro, “Know Your Rights”, insieme all’avvocato per i diritti umani Geraldine Van Bueren, un vademecum in difesa dei più piccoli che è sicuramente il frutto anche della sua esperienza personale: “Quello che so è che quando un bambino è stato ferito, fisicamente, emotivamente – racconta lei, senza specificare altro – questo può causare danni a quel bambino. Senza diritti, i bambini sono vulnerabili”.

“È stato tutto così orribile – continua – che quasi vedo come una benedizione il fatto di essere in una posizione in cui posso combattere il sistema. Non inizia tutto con una violazione. È molto più complicato di così. A mio figlio di 17 anni, per esempio, è stato negato di avere una voce in tribunale”.

Ora, comunque, “tutti noi andiamo avanti. Voglio che stiamo bene e in pace. Saremo sempre una famiglia”.

(Unioneonline/D)

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