Il 14 giugno 1928 nasce a Rosario, in Argentina, Ernesto Guevara.

Figlio di un esponente della borghesia agiata, il giovane Che (questo il soprannome che lo accompagnerà tutta la vita) sembra avviato a un'esistenza già scritta in partenza.

Studia, diventa medico e inizia a esercitare.

Poi, però, un amico, Alberto Granado, gli propone un periodo sabbatico, da impiegare per un viaggio in motocicletta attraverso il Sudamerica.

Ernesto accetta e i due girano su due ruote tutta l'America Latina. L'occasione per conoscere da vicino povertà, ingiustizie, disuguaglianze.

Per sposare la causa comunista.

E per stringere contatti con la guerriglia.

Tornato da quel viaggio, il Che non sarà più lo stesso.

E deciderà di impegnarsi in prima persona per cambiare le cose.

Non solo attraverso la sua professione di medico.

Non solo attraverso la battaglia politica.

Ma con la lotta armata.

All'inizio degli anni Sessanta sposa la causa di Fidel Castro, deciso a liberare Cuba dalla dittatura filo-americana di Batista.

E i successi della rivoluzione sull'isola caraibica lo incoronano come eroe.

Ma, anziché accontentarsi di un posto al vertice del nuovo governo, Ernesto decide di proseguire la guerra contro l'imperialismo liberista, mettendo le sue conoscenze e il suo fucile al servizio degli oppressi.

In Congo, prima. In Bolivia, poi.

Il suo progetto, però, s'infrange nell'ottobre 1967. Nel corso di uno scontro a fuoco con le milizie filo-governative boliviane (appoggiate da paramilitari Usa) viene colpito e ucciso.

Il suo cadavere viene oltraggiato e messo alla berlina.

Alla notizia della morte i movimenti di sinistra e gli esponenti anti-sistema lo piangono come un martire.

E negli anni il Che diventerà il simbolo - controverso - della lotta e del sacrificio in nome di un ideale.

(Redazione Online/l.f.)

Giugno

Maggio

Aprile

Marzo

Febbraio
© Riproduzione riservata