È l'11 agosto 1998 quando, nel suo studio del palazzo di giustizia di Cagliari, il magistrato Luigi Lombardini si uccide con un colpo di pistola alla testa.

Il procuratore ha appena subìto e terminato il suo interrogatorio dopo l'accusa, mossa a suo carico - e nei confronti di Nicola Grauso e dell'avvocato Antonio Piras - di aver estorto un miliardo al padre di Silvia Melis, la giovane imprenditrice sequestrata l'anno prima.

Lombardini, classe 1935, ha speso la sua vita per dare la caccia ai banditi "un inquirente che per 22 anni è stato l'incubo dell'Anonima", si legge ne L'Unione Sarda del 12 agosto.

La lunga cronaca del tempo racconta che, intorno alle 19.50, il magistrato ha risposto a due lunghissimi interrogatori da parte dei pm palermitani guidati dal procuratore nazionale antimafia Giancarlo Caselli.

Il pool siciliano intende, con tutta probabilità, perquisire il suo studio e la sua casa e Lombardini - si legge su L'Unione Sarda, "non ha retto all'ultimo oltraggio".

In un tribunale quasi deserto, quando sembra che ormai la missione dei pm sia conclusa, il drammatico epilogo.

Durissimi i commenti dopo la tragedia, sconvolto il mondo giudiziario in tutta Italia.

(Redazione Online/s.a.)

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