Gli italiani rapiti nel mondo
italiani rapitiBruno Cacace e Danilo Calonego: sono i due lavoratori italiani, dipendenti della società Conicos di Mondovì (Cuneo), rapiti in Libia, nella zona di Ghat, vicino al confine con l'Algeria.
Sono gli ultimi di una lunga serie di connazionali professionisti o operatori di ong a essere sequestrati nel mondo.
In Libia, in particolare, nel luglio del 2015 vicino all'impianto di Mellitah (Tripoli) vengono rapiti quattro dipendenti della ditta Bonatti di Parma: Fausto Piano di Capoterra e il siciliano Salvatore Failla (entrambi uccisi), Gino Pollicardo e Filippo Calcagno.
Nel gennaio del 2014 sono scomparsi due operai calabresi nei pressi del villaggio di Mrtoph a est di Derna: Francesco Scalise e Luciano Gallo, poi rilasciati grazie alla cooperazione delle autorità italiane e libiche.
Sempre nel 2014 viene rapito a Zuwara, vicino a Tripoli, il tecnico Marco Vallisa, e pochi giorni dopo Gianluca Salviato, mentre tre anni prima la stessa sorte è toccata ai quattro giornalisti Claudio Monici, Elisabetta Rosaspina, Giuseppe Sarcina e Domenico Quirico.
Giornalista anche Giuliana Sgrena, rapita a Baghdad, in Iraq, nel 2005, mentre era inviata per "Il Manifesto".
Nel 2011, in Algeria, veniva rapita invece Rossella Urru, la cooperante di Samugheo, insieme al collega spagnolo Enric Gonyalons, poi diventato suo marito.
Un altro cooperante italiano, Giovanni Lo Porto, è stato rapito e tenuto in ostaggio da un gruppo islamista legato ad Al Qaeda al confine tra Afghanistan e Pakistan, e poi ucciso "per errore" da un drone dell'esercito Usa.
Nel 2011 Paolo Bosusco, guida di trekking, è stato sequestrato il 14 marzo scorso insieme a Claudio Colangelo nello Stato indiano di Orissa.