Esattamente 46 anni fa il terrorismo colpiva al cuore le Olimpiadi.

Nella notte tra il 5 e il 6 settembre 1972, un commando di miliziani palestinesi faceva irruzione nell'edificio che ospitava la delegazione sportiva israeliana a Monaco di Baviera, dove erano in corso i Giochi estivi.

Due atleti furono uccisi subito, gli altri vennero tenuti come ostaggi per 21 lunghissime ore.

A muovere i terroristi - riuniti in una cellula dal macabro e profetico nome Settembre nero - l'odio nei confronti di Israele e la volontà di far liberare oltre 200 prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri dello Stato ebraico.

Le cose precipitarono in fretta, mentre quello che stava accadendo faceva il giro del mondo attraverso le informazioni - che spesso altro non erano che voci incontrollate - diffuse da radio e televisioni.

La palazzina venne circondata da polizia e militari tedeschi e sul posto giunsero anche agenti speciali del Mossad, il servizio segreto israeliano.

Al culmine della crisi, i terroristi chiesero che fosse messo loro a disposizione un aereo per fuggire al Cairo. Ma, a causa della ferocia dei terroristi e dei molti errori dei negoziatori, la vicenda finì nel peggiore dei modi.

Dopo il trasferimento di sequestratori e ostaggi all'aeroporto di Fürstenfeldbruck in elicottero, si innescò infatti una drammatica sparatoria in pista, dove i terroristi non esitarono a usare anche bombe a mano e, una volta compresa l'impossibilità di fuggire, a giustiziare i prigionieri.

Alla fine si conteranno 17 morti: 11 atleti israeliani, 5 terroristi, 1 poliziotto tedesco.

All'indomani della tragedia il presidente del Cio Avery Brundage rassegnò le dimissioni.

Per sua volontà, nonostante l'accaduto, le gare olimpiche non subirono alcuna interruzione.

(Unioneonline/l.f.)

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