Il 28 novembre del 2016 l'aereo sulla quale viaggia la squadra brasiliana della Chapecoense si schianta vicino a Medellin, in Colombia.

A perdere la vita 71 persone tra calciatori, staff, dirigenti e giornalisti. Sei i sopravvissuti, tre giocatori, un radiocronista, Rafael Henzel e due membri dell'equipaggio della LaMia, la compagnia aerea boliviana che li trasportava.

La Chape avrebbe dovuto giocare la semifinale d'andata della Copa Sudamericana contro l'Atletico Nacional e sarebbe dovuta arrivare a bordo di un charter diretto a Medellin. Ma il volo non venne autorizzato dall'aviazione brasiliana, quindi il cambio di programma e la tragedia.

L'INCIDENTE - Il volo era decollato dall'aeroporto internazionale di Viru Viru con circa un'ora di ritardo rispetto al previsto. Secondo il piano di volo avrebbe dovuto fare uno scalo tecnico (per un rifornimento di carburante) ma il comandante decise di proseguire e di arrivare direttamente allo scalo di destinazione.

All'atto della discesa, i piloti chiesero alla torre di controllo di poter effettuare un circuito di attesa per risolvere dei problemi all'impianto elettrico. Poi il velivolo scomparve dai radar fino a precipitare sul fianco di una montagna a Cerro Gordo.

I soccorsi non furono facili per via della zona e della fitta nebbia e si riuscì a raggiungere l'area solo dopo diverse ore.

Venne aperta un'inchiesta. E la tesi della mancanza di carburante fu quella più attendibile tra le varie ipotesi avanzate sulle cause dell'incidente.

(Unioneonline/s.a.)

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