Il 7 gennaio di tre anni fa è strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi. Tre uomini incappucciati e vestiti di nero entrano nella sede del giornale e aprono il fuoco con dei kalashnikov.

I morti sono dodici. Vengono uccisi il direttore del settimanale, Stephan Charbonnier, detto Charb, e i più importanti vignettisti: Cabu, Tignous, Philippe Honore' e Georges Wolinski, molto famoso anche in Italia. Nell'attentato rimane ucciso anche l'economista Bernard Maris, azionista della testata parigina e collaboratore di France Inter. E una donna: si chiamava Elsa Cayat, era psicologa e psicoterapeuta, e teneva una rubrica ogni due settimane sul magazine. Tra le vittime anche due poliziotti mentre i feriti saranno undici, quattro quelli gravi.

Gli attentatori al momento dell'attacco gridano "Allah u Akabar" e un testimone racconta di aver sentito gridare "vendicheremo il profeta": un riferimento alle proteste di parte del mondo islamico dopo la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto a varie riprese.

Successivamente i criminali fuggono a bordo di un furgone e scatta la caccia alll'uomo. I tre criminali vengono individuati, sono tutti di Gennevilliers, una località vicino a Parigi, erano tornati in Francia dalla Siria.

I tre verranno uccisi solo tre giorni dopo con un doppio, simultaneo assalto dei reparti speciali francesi.

L'attentato viene rivendicato da Al-Qaida.

(Unioneonline/s.a.)

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