3 settembre 1982: sono le 21.15 a Palermo quando una raffica di kalashnikov crivella l'auto su cui viaggia il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Nell'agguato muoiono anche la seconda moglie, Emanuela Setti Carraro, che si trovava alla guida della A112, mentre l'agente della scorta, Domenico Russo, che era invece su un'altra macchina con l'autista del prefetto, anche questa raggiunta da una raffica di spari esplosa da una motocicletta, morirà una decina di giorni dopo.

Per questi tre omicidi sono stati ritenuti mandanti i vertici della mafia Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michele Greco, Nenè Geraci e Bernardo Brusca.

Per i giudici, inoltre, gli esecutori materiali sono stati Antonio Madonia e Vincenzo Galatolo, anche questi condannati all'ergasolo; all'agguato avrebbero poi partecipato Calogero Ganci e Francesco Paolo Anzelmo: per loro la sentenza è stata di 14 anni di carcere.

Dalla Chiesa, padre della nota presentatrice Rita, di Nando, scrittore, sociologo e politico, e di Simona, già dirigente del Pd (avuti nel corso del primo matrimonio), era nato il 21 settembre del 1920, ha iniziato la sua carriera nei carabinieri come sottotenente durante la Seconda guerra mondiale ed era stato nominato prefetto di Palermo nel maggio del 1982; pochi mesi dopo era avvenuto l'omicidio.

Le sue spoglie si trovano al Cimitero della Villetta, a Parma.

Dopo la sua morte, e anche a distanza di diversi anni, i ritrovamenti di alcuni documenti "scottanti" hanno fatto emergere come Dalla Chiesa fosse a conoscenza di importanti vicende legate sia a Giulio Andreotti sia al rapimento di Aldo Moro.

(Redazione Online/s.s.)

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