Ventisette anni fa la strage di Capaci. Alle 17.56 il magistrato antimafia Giovanni Falcone viene ucciso in un attentato sull'autostrada A29, tra Palermo e Capaci, mentre vi transita con la sua scorta.

Oltre a Falcone muoiono la moglie - anche lei magistrato - Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sono 23 i feriti.

Scene da guerra, che ricordano il Sud America dei narcos, quelle che si presentano agli occhi degli inquirenti arrivati sul posto. Un intero tratto di autostrada sventrato con cinque quintali di tritolo.

Giovanni Falcone con l'amico e magistrato Paolo Borsellino aveva istruito il maxi processo a Cosa Nostra, il più importante della storia contro la mafia, che aveva portato a innumerevoli condanne all'ergastolo, compresa quella a Salvatore Riina, all'epoca latitante. Borsellino sarà ucciso due mesi dopo in un altro attentato a Palermo, in via D'Amelio.

All'Ucciardone i mafiosi, appresa la notizia della morte del giudice, festeggiano. Ma da quel momento la repressione dello Stato diventa durissima.

Tra i mandanti dell'attentato viene condannato anche Salvatore Riina, è lui che ha scatenato la guerra allo Stato. Esecutore materiale è il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca. Diversi i mafiosi condannati nel processo sull'attentato, poi arriverà anche un'inchiesta bis nata dalle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza.

(Unioneonline/L)

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