17 giugno 1994: ha inizio la vicenda giudiziaria di O.J. Simpson, ex campione di football americano accusato di duplice omicidio.

Un'inchiesta che ebbe eco mediatica mondiale, tenendo milioni di persone incollate alla televisione, negli Usa e non solo.

I fatti: nella notte tra il 12 e il 13 giugno a Brentwood, sobborgo di Los Angeles, vengono ritrovati i cadaveri di Nicole Brown, ex moglie di Simpson, e del cameriere Ronald Goldman.

I corpi, che giacciono vicino all'ingresso dell'abitazione di lei, sono massacrati. Il killer ha infierito: 12 coltellate alla donna, 20 al suo accompagnatore.

Partono le indagini e il principale sospettato è proprio l'ex star della palla ovale, da cui la Brown ha divorziato nel 1992, dopo ripetuti episodi di maltrattamenti.

Tra il 16 e il 17 giugno Simpson viene incriminato, ma tenta di sottrarsi alla cattura fuggendo a bordo di una Ford Bronco. L'inseguimento della polizia viene trasmesso in diretta televisiva.

Una sorta di reality show ante-litteram.

Quindi la resa, l'arresto e il processo.

Simpson - milionario - recluta i migliori avvocati sulla piazza, i quali - vista la composizione della giuria, a maggioranza afroamericana - decidono di puntare tutta la difesa sulla tesi della falsa accusa figlia di razzismo: Simpson è nero e alcuni agenti che hanno effettuato i primi sopralluoghi sulla scena del crimine hanno precedenti per discriminazione. Dunque avrebbero voluto incastrarlo.

In più, l'accusa compie alcuni errori madornali, che rafforzano la posizione del campione. Uno su tutti: fanno indossare a Simpson i guanti del presunto killer. Guanti che però si sono ristretti nel corso dei mesi (anche perché trovati bagnati e imbevuti di sangue). E, difatti, l'imputato, davanti ai giurati, non riesce a calzarli. La prova regina.

A fine 1995 il verdetto: O.J. viene dichiarato innocente.

Sulla sentenza si sprecano fiumi di inchiostro e l'opinione pubblica si divide - e divisa resta tuttora - tra colpevolisti e innocentisti.

Qualche anno dopo arriva alla conclusione anche la causa civile, intentata dalle figlie di O.J. e dagli altri famigliari della Brown, per ottenere i danni.

In questo caso la corte riconosce la colpevolezza dell'imputato. Che, se si è salvato dal carcere, non si salverà dal rifondere 67 milioni di dollari, parte dei quali andranno anche ai congiunti di Goldman. Per molti, l'amante della Brown.

In realtà, con lei ucciso solo per essersi offerto di riportarle a casa un paio di occhiali dimenticati al ristorante italiano dove lavorava e dove la donna era andata a cena prima di incontrare il suo assassino, quella maledetta sera di 23 anni fa.

(Redazione Online/l.f.)

Giugno

Maggio

Aprile

Marzo

Febbraio
© Riproduzione riservata