In ballo ci sono 180 milioni di euro dello Stato. Denari che il patron della Moby e della Cin deve ancora pagare ai commissari liquidatori della ex compagnia pubblica per l'acquisto della Tirrenia. Un saldo che lo Stato aveva già diviso in tre rate, nessuna delle quali era stata saldata da Onorato. Ora si è arrivati alla resa dei conti. Il piano per il concordato preventivo trasmesso ai giudici del Tribunale fallimentare avrebbe dovuto contemplare l'accordo anche per i debiti con lo Stato. La compagnia, però, riteneva di poter derogare all'obbligo con le finanze pubbliche chiedendo una riduzione del debito. Richiesta rispedita al mittente, visto che si tratta di risorse pubbliche che non possono in alcun modo essere negoziate, tantomeno con un privato.

Sconto di Stato vietati

I commisssari straordinari, del resto, se facessero uno "sconto" ad Onorato sui 180 milioni di euro, sarebbero chiamati a risponderne patrimonialmente davanti alla Corte dei Conti. Il danno erariale sarebbe dietro l'angolo. Per questa ragione diventa impossibile ottenere un accordo su quel debito anche perchè i giudici civili di Roma si erano già pronunciati con il sequestro prima dei conti correnti della Cin e poi, dopo l'intervento del Ministero dello Sviluppo economico, spostato sulle navi. Cedere su quello che era stato già deciso dai giudici farebbe finire i commissari in un vortice di danno erariale rilevantissimo. E' per questo motivo, a un giorno dal pronunciamento dei giudici fallimentari, che è salita non poco la febbre in casa Onorato. Ieri, in tarda serata, l'amministratore delegato di Tirrenia, Massimo Mura, ha inviato una lettera alle segreterie nazionali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti per chiedere un incontro urgente. La compagnia si gioca il tutto per tutto minacciando ripercussioni occupazionali in seguito alle prossime decisioni dei Giudici di Milano. Per questo motivo la richiesta di un incontro urgente con i sindacati visto il precipitare della situazione. L'obiettivo - scrive l'uomo di Onorato - è quello di informare i sindacati «sui possibili e gravi rischi occupazionali che l'attuale fase di stallo delle trattative potrebbe produrre in ordine al mantenimento degli attuali livelli occupazionali».

Rischio naufragio

E' la stessa compagnia ad ammettere il naufragio delle interlocuzioni con i commissari di Tirrenia: «Ad oggi non abbiamo raggiunto gli accordi auspicati e, pertanto, riteniamo doveroso informarvi delle potenziali conseguenze che ciò potrebbe produrre». I toni sono quelli già usati il 27 marzo scorso quando lo stesso amministratore delegato aveva affermato:«Se la società fosse impedita a portare avanti il percorso di risanamento economico, con l'aiuto della componente pubblica, tutto il personale della società e del gruppo avrebbe delle gravissime ripercussioni, con il fortissimo rischio della perdita del posto di lavoro». L'ultima arma da dispiegare è quella della minaccia dei posti di lavoro sui quali, però, da più parti emergono rassicurazioni, qualsiasi sia l'esito del procedimento fallimentare. L'incontro con i sindacati è stato convocato per stamane, alle ore 11.30, a Roma.
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