In Italia il più rinomato è il tartufo di Alba. Eppure l'oro nero cresce anche nel Sarcidano. Una decina di quintali di tartufo vengono raccolti ogni anno nei boschi fra Laconi e Nurallao. Proprio il paese natale di Sant'Ignazio è la patria del tartufo sardo. Di Laconi la prima azienda sarda che trasforma il tartufo, protagonista domani della sagra nel borgo medioevale. Un business per Laconi. Eppure manca ancora una legge che regolamenti la raccolta del tartufo nell'Isola. Legge ferma in Consiglio regionale. Mentre gli zappatori senza scrupoli continuano ad arrivare nei boschi laconesi, compromettendo le radici e favorendo l'arrivo sul mercato di un prodotto non maturo e dal gusto sgradevole.

I NUMERI - "Proprio questi cercatori improvvisati e la siccità hanno contribuito a far calare la produzione di tartufi nel territorio", dice Pinuccio Pisu, che da un ventennio si dedica alla raccolta dell'oro nero a Laconi. "Negli ultimi anni la media è di otto quintali raccolti nei nostri boschi".

Sette anni fa i quintali erano venti. La varietà più diffusa è lo scorzone, tartufo nero estivo, cinque quintali raccolti con un prezzo di vendita dai 150 euro ai 200 euro al chilo. Poco meno di due quintali per il bianchetto o marzuolo, più pregiato, che raggiunge i 400 euro al chilo sul mercato. Pisu sottolinea: "Anche l'ultima annata è stata condizionata dalla siccità. Ma fa male vedere chi arriva con la zappa per fare razzia di tartufi".

LA LEGGE - Purtroppo non c'è una legge che lo vieti. Pochi giorni fa la discussione è stata rinviata ancora in Consiglio regionale. Critico il consigliere dei Riformatori Attilio Dedoni: "Per la volontà di una fronda trasversale che dall'inizio della legislatura fa di tutto per proteggere chi si impadronisce di una delle nostre risorse più pregiate, devastando l'ambiente e portando via il reddito alla comunità".

I più preoccupati sono i laconesi che sul tartufo hanno scommesso. "Il tartufo va raccolto sempre con l'ausilio del cane, mai con la zappa. Gli zappatori portano via un tartufo non ancora maturo, senza odore e sapore, peggio di una patata cruda, che potrebbe creare problemi intestinali".

LA SCOMMESSA - Marco Carta, imprenditore di Laconi, ha creato l'azienda "L'isola dei sapori", prima in Sardegna a trasformare il tartufo. Ha iniziato due anni fa con due prodotti, oggi diventati ben ventinove. Carta dice con orgoglio: "Siamo i primi ad aver creato il pecorino col tartufo. Poi una serie di ortaggi insaporiti con l'oro nero: melanzane, fave. E ancora essiccato, liofilizzato oppure le marmellate col tartufo". Una scommessa "nata dalla passione che ho dentro sin da giovane per questa nostra ricchezza. E che ho voluto trasformare in una filiera a chilometro zero, tutto biologico. Il mercato risponde bene. I più grandi chef sardi si riforniscono da me. Siamo arrivati a un'importante catena nazionale di supermercati". Tutto prodotto del lavoro nel laboratorio della borgata di Santa Sofia. Carta confessa: "Prodotti di nicchia, costo elevato. Ma abbiamo risposto a un'esigenza del mercato".

IL FUTURO - A Laconi il business del tartufo continua, seppur fra mille difficoltà e aspettando la legge sulla raccolta. "Ho investito su un nuovo impianto di sei ettari, penso all'irrigazione", annuncia Pisu. Anche l'agenzia Laore lavora al futuro del tartufo laconese. "In località Corongiu Era stiamo realizzando la prima tartufaia didattica per far conoscere questo tesoro alle scuole", anticipa Ivo Porcu di Laore.

LA SAGRA - Domani a Laconi la sagra del tartufo grazie a Pro loco e Comune, "spostata nel centro storico per promuovere luoghi meno conosciuti del paese", chiude Antonello Martello, presidente della Pro loco, "con un ricco programma di folclore, degustazioni e musica".

Antonio Pintori

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