Fa discutere la decisione dell’Europarlamento di vietare entro il 2035 l’immatricolazione di auto e furgoni nuovi a benzina e diesel (e ibridi).

La misura è stata votata ieri a Strasburgo, con 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astenuti, e rientra nel programma Ue di riduzione delle emissioni di C02, proposto nell’ambito del maxi-pacchetto «Fit for 55». L’obiettivo è arrivare a emissioni zero nel 2050. 

Il provvedimento traccia una roadmap, con un target intermedio al 2030, termine entro il quale i costruttori dovranno ridurre del 55% le emissioni delle nuove auto immesse sul mercato e del 50% quelle dei nuovi veicoli commerciali. Al momento l’unica deroga – di un solo anno – riguarda produttori di auto di lusso della Motor Valley, come Ferrari, Lamborghini e Maserati.

Per il governo Meloni la decisione dell’Ue è «folle e sconcertante», per le ripercussioni che potrebbe avere sul tessuto industriale italiano e sui posti di lavoro. 

Dai banchi di Strasburgo tutti gli eurodeputati di Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega hanno espresso voto contrario al testo. Anche se, ha fatto notare sul fronte opposto il capodelegazione del Partito democratico, Brando Benifei, «i rappresentanti del governo italiano al Coreper (al tavolo degli ambasciatori Ue) avevano dato il via libera al testo dell'accordo».

Ad attaccare Bruxelles è stato il vicepremier Matteo Salvini, che sostiene che il provvedimento vada «contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio degli interessi cinesi».

Critico anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: «Sono un grande sostenitore dell'auto elettrica ma gli obiettivi ambiziosi vanno raggiunti sul serio, non solo sulla carta». L’ex presidente del Parlamento europeo ha già fatto sapere che «l'Italia avanzerà una sua controproposta: limitare la riduzione al 90%, dando la possibilità alle industrie di adeguarsi. La lotta al cambiamento climatico va fatta ma richiede obiettivi raggiungibili».

Intanto il ministro per l'Ambiente Gilberto Pichetto sta delineando una possibile «exit strategy» italiana con due direttrici da seguire: «una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli" e "spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l'attuale impostazione del sistema produttivo dell'automotive».

(Unioneonline/F)

© Riproduzione riservata