Si vola o non si vola? Siamo isolani e isolati: deve essere questo il destino del Popolo Sardo? Nonostante l’intervenuto riconoscimento del principio di insularità in Costituzione, presentato come la soluzione “ai mali” dell’Isola, in materia di trasporti aerei e marittimi da e per la Sardegna, continua a riscontrarsi, da anni, la totale assenza di sviluppi rilevanti, a conferma, purtroppo della persistenza del solito insormontabile “gap” geografico.

L’Unione Europea, che parrebbe “desaparecida” dal canto suo, sembrerebbe aver da tempo rinvenuto la maniera di “andare oltre” il problema strutturale e oramai endemico del trasporto aereo e marittimo di riferimento attraverso politiche di sistema probabilmente indifferenti, per così dire, tendenti quasi ad obliterare, soffocandoli nella loro applicazione, i principi cardine contenuti nei propri Trattati Istitutivi. Si discorre sempre sull’esigenza di garantire il diritto alla mobilità del Popolo Sardo attraverso la rimozione degli ostacoli di carattere materiale direttamente derivanti dalla condizione insulare, ma il più delle volte lo si è fatto, forse, mediante il richiamo, probabilmente poco esaustivo, al Regolamento CEE 3577/92 con riferimento ai trasporti marittimi, ed al Regolamento 1008/2008, con riferimento al trasporto aereo i quali, a ben considerare, sembrerebbero non contenere il benché minimo riferimento all’insularità quale condizione di “limite” geografico-naturale da contrastare.

Sarebbe stato, ed è, probabilmente preferibile richiamare l’attenzione delle Istituzioni Europee sul rispetto a tutto tondo degli articoli 170 e 174 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, se non altro al fine di cercare di riempire di contenuti validi ed efficaci quel riferimento all’insularità tanto voluto e oggi grosso modo contenuto nella nostra Carta Costituzionale. Laddove, infatti, il richiamo all’insularità non riesca a rinvenire il proprio anello di congiunzione con il principio comunitario di coesione economica e sociale, di quale uniformità e/o continuità territoriale vogliamo pretendere di discorrere?

Intendiamoci meglio: se l’obiettivo è quello di perseguire, attuandola sul piano pratico per essere per così dire vissuta in tutta la sua effettività, la cosiddetta “continuità territoriale”, opportunamente intesa quale capacità di garantire servizi di trasporto idonei a non compromettere la posizione dei soggetti residenti nel contesto dei territori caratterizzati da evidenti criticità, allora, parrebbe apparire in tutta la sua lapalissiana evidenza che il “trasporto”, in sé e per sé considerato, nel suo configurarsi quale attività di carattere economico, finisce inevitabilmente per costituire l’elemento cardine del “diritto alla mobilità” previsto e garantito dall’articolo 16 della Costituzione, e quindi tale da dover essere assicurato a tutti i cittadini a prescindere dalla loro collocazione geografica.

L’impressione, invece, che parrebbe discenderne (il condizionale è d’obbligo), anche a giudicare dall’attualissimo “confronto” tra le varie compagnie aeree che vorrebbero aggiudicarsi il servizio, è che si continui a voler incentrare il nocciolo del problema sul piano della compensazione del disavanzo economico che le imprese medesime sarebbero chiamate a sostenere al fine di assicurare il servizio richiesto, guardando al dito invece che alla Luna, piuttosto che concentrare l’attenzione sulla qualità e quantità dello stesso a condizioni di effettiva parità rispetto ai cittadini peninsulari ed europei.

L’impressione, e null’altro può essere se non una impressione, è che a tutt’oggi sembrerebbe mancare a monte un piano di intervento in argomento, una pianificazione precisa ed attenta del regime e del modello  di continuità da attuarsi per riuscire ad assicurare la piena attuazione del principio di “mobilità” anche a prescindere dalla realizzazione, probabilmente secondaria, della cosiddetta “tariffa unica”, nonché la fattiva partecipazione, che ad oggi sembrerebbe mancata, degli Enti Locali direttamente interessati nella definizione dei percorsi. Del resto si sa: agire di concerto significa condividere soluzioni allargandone la platea decisionale. Laddove difetti la concertazione ai vari livelli, nessun risultato utile può conseguirsi.

E poi poniamoci un interrogativo: cosa è cambiato, se qualcosa è cambiato, dal lontano 1998 ad oggi, allorquando il Deputato Dott. Antonio Attili realizzò la Legge sulla continuità territoriale aerea da e per la Sardegna operativa dall’anno 2000? Si è riusciti, negli anni, a sviluppare la necessaria cultura politica utile a consentire ai suoi interpreti, a prescindere dal loro colore politico, di affrontare la complessità dei problemi tipici del settore di riferimento andando oltre ogni sterile dibattito? Se il rischio fosse quello di restare travolti dalle regole del libero mercato, come potremo mai difenderci? È chiaro che il nostro mezzo di locomozione veloce e ordinario per raggiungere la penisola non può mai essere un treno, fosse pure di ultima generazione, ma solo ed unicamente un aereo, conseguendone che deve essere assicurato il diritto a potercene avvalere a costi agevolati, uguali a quelli impiegati da qualsiasi italiano residente nella penisola che necessiti di servirsi di un treno ad alta velocità per raggiungere la agognata destinazione. Significa chiedere troppo? Direi di no. Non siamo solo Sardi, siamo Italiani con pari diritto ad essere “armonicamente raccordati” con il resto del territorio nazionale.

Cosa intende fare il neo nominato Ministro dei Trasporti? Si intende continuare a voler quasi giustificare, sottilmente e impercettibilmente, l’assenza di un intervento realmente risolutivo, semplicemente riconducendo il problema ad un mero dato numerico, scarsamente rilevante con buona verosimiglianza, ma che deve essere ad ogni buon conto garantito e tutelato? Come prima e più di prima isolati, oppure strettamente interconnessi? È concepibile che ancora nell’anno 2023 esistano territori facenti parte del contesto nazionale che restino dal medesimo disconnessi in condizione di quasi sotto-sviluppo siccome destinati a patire un disavanzo strutturale costante e non altrimenti superabile se non attraverso un massiccio intervento statale e prima ancora europeo? Siamo ultra-periferia europea, e come tale abbiamo il diritto a godere dei vantaggi della normativa di riferimento. Sul piano dei trasporti la vera sfida, e l’unica vera vittoria, sarebbe risolvere l’isolamento del Popolo Sardo. La Sardegna necessita di sostegno immediato, di attenzione privilegiata essendo compromessa nella sua possibilità di interfacciarsi con il resto del territorio nazionale, e di poterlo fare a condizioni di parità. Il nuovo esecutivo si renderà disponibile al confronto su più livelli con competenza e senso di accorata responsabilità?

Giuseppina Di Salvatore

(avvocato - Nuoro)

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