Per ogni negozio che apre ne chiudono più di 3: Sardegna, allarme “desertificazione commerciale”
Confesercenti: «Isola tra le regioni maglia nera nel rapporto tra le nuove imprese e quelle che abbassano le serrande per calo dei consumi e carenza di credito»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
In Sardegna per ogni nuovo negozio che apre ne chiudono più di tre. Dati preoccupanti, che fanno dell’Isola una delle regioni italiane più esposte a quello che viene definito il fenomeno della “desertificazione commerciale”.
A lanciare l’allarme è Confesercenti, che ha condotto un’analisi sui dati camerali, riscontrando un andamento negativo in tutta Italia. In alcune regioni, però, il processo di desertificazione commerciale è più marcato.
Il peggior rapporto tra iscrizioni di nuove imprese e chiusure (1 a 4) si rileva nelle Marche, che rischia nel 2031 ad arrivare a “zero aperture”. Seguono, nella classifica negativa, la Sicilia (una nuova apertura ogni 3,8 chiusure), il Lazio (1 a 3,7) e, come accennato, la Sardegna (con un rapporto di 1 a 3,5), al quarto posto davanti all’Umbria (1 a 3,2).
Per Confesercenti si tratta dell’emorragia più forte degli ultimi dieci anni. E fa del 2024 un anno da dimenticare. A livello nazionale sono state oltre 61mila le attività che hanno chiuso definitivamente i battenti mentre le aperture sono state poco più di 23.000, un rapporto vicino ad 1 apertura per ogni 3 chiusure, il peggiore da dieci anni a questa parte.
Quanto alle cause, Confesercenti punta il dito contro il rallentamento dei consumi, la carenza di credito e la curva demografica. Se il trend non si invertirà, avvertono i commercianti, il rischio è di arrivare a zero aperture già nel 2034.
Si tratta, commenta Patrizia De Luise, presidente nazionale di Confesercenti, sia di «un problema enorme sia sul piano economico sia sul piano sociale. E purtroppo, fino ad ora si è fatto nulla o poco per porre un argine alla scomparsa dei piccoli negozi».
«La prospettiva, sempre più concreta, è che venga definitivamente marginalizzato il canale distributivo - avverte De Luise - con il rischio di trasferire il totale controllo della distribuzione commerciale a pochi monopolisti e alle grandi multinazionali che dominano le piattaforme on-line. Un danno anche per i consumatori».
(Unioneonline)