Difficile per i pensionati sardi districarsi nella giungla della quotidianità per arrivare a fine mese se la pensione basta appena a coprire le spese. Nell'Isola il tessuto produttivo risulta maggiormente condizionato, rispetto al resto della Penisola, dall'agricoltura e inevitabilmente le pensioni erogate dall'Inps risultano più basse. Ma la "cartina pensionistica" non è omogenea, anche qui le differenze tra una zona e l'altra fotografano situazioni diverse, seppur con un comune denominatore che non lascia scampo, la crisi.

Di certo va meglio per chi negli anni lavorativi ha potuto contare sull'apparato pubblico, quindi su una occupazione da dipendente dello Stato o per chi ha lavorato nelle miniere potendo usufruire di "coperture" come quelle legate alle malattie professionali. Cagliari e Sassari rientrano nella prima categoria, Carbonia-Iglesias nella seconda. Sono gli uniche province ad essere sopra la media regionale, che è di appena 670 euro.

IMPORTI MEDI IN SARDEGNA - Come sottolineato dal Centro Studi L'Unione Sarda, se nell'Isola l'importo medio mensile è di 670 euro, a livello nazionale è di 780. Sono nella provincia di Oristano i pensionati più poveri (581 euro l'importo medio). A Carbonia-Iglesias quelli che stanno meglio (732 euro). Cagliari (729) e Sassari (677): pesa il lavoro nel pubblico quindi l'importo medio risulta più alto rispetto alle altre province. Nuoro si discosta di poco dalla "povera" Oristano: qui l'asticella si ferma a 590 euro mensili. Anche in Ogliastra i pensionati devono stringere la cinghia: 594 è l'importo medio dell'assegno. Vengono poi il Medio Campidano (615) e Olbia-Tempio (663).

COSI' A LIVELLO NAZIONALE - Quasi la metà dei pensionati Inps (il 45,2%) ha un reddito da pensione inferiore ai 1.000 euro al mese, mette nero su bianco il bilancio sociale Inps 2012. Su quasi 7,2 milioni di pensionati che non arrivano a 1.000 euro, poco meno di un terzo (2,26 milioni) non arriva nemmeno a 500 euro. Possono invece contare su più di 3mila euro al mese poco più di 650.000 pensionati. Il tutto in una situazione di emergenza perché nel frattempo il potere d’acquisto delle famiglie è crollato del 9,4% tra il 2008 e il 2012.

SPESA PER AMMORTIZZATORI SOCIALI - È aumentata di circa il 19% nel 2012 rispetto all'anno prima, passando da 19,1 a 22,7 miliardi, cifra che comprende i contributi figurativi a carico della fiscalità generale. Questa spesa complessiva è stata coperta per il 37,5% dai contributi di lavoratori e imprese e per il resto dallo Stato. Guardando invece alle pensioni nel primo anno di attuazione della riforma Fornero, s'è invece verificato un calo sia delle nuove prestazioni (-7,4%) sia della spesa complessiva annua (-7,7%, per un risparmio di circa 9,3 miliardi. Metà delle nuove pensioni andate in pagamento l'anno scorso (1.146.340 in tutto) sono andate a lavoratori in uscita dal settore privato, il 20 % dal settore pubblico, il 22% dal lavoro autonomo e il 3,3% agli iscritti alla gestione separata (lavoro parasubordinato).

Sempre a livello nazionale, l'età media al momento del ritiro è stata di 58,8 anni per i privati e 60 per i pubblici e 60,4 per gli autonomi. Molto differenziati gli importi medi: si va dai 1.300 euro di un autonomo ai 2.000 di un dipendente per gli assegni di anzianità (oltre i 2.500 se dipendenti pubblici) agli 894 euro medi di una pensione di vecchiaia (ma con la fortissima distanza tra privati e autonomi, compresa tra 650 e 800 euro, e i pubblici con 2.200 euro, mentre i parasubordinati si fermano su un assegno di vecchiaia medio di appena 185 euro). (e.z.)
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