Burocrazia, fallimento delle imprese, mancanza di fondi, problemi tecnici. Sono alcune delle cause che provocano in Sardegna lo stop alle opere pubbliche, che rimangono quindi delle incompiute. Nell’Isola sono attualmente 47 i lavori da completare (lo scorso anno erano 53), per un valore di 241 milioni di euro.

I dati emergono dalla rielaborazione dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sull’Elenco delle Opere Pubbliche Incompiute del 2021, pubblicato dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims), nel quale vengono inseriti ogni anno gli elenchi delle opere pubbliche non completate delle amministrazioni centrali e territoriali.

La lista comprende la sistemazione idraulica dei fiumi alla interconnessione dei sistemi idrici del Tirso e Fluminimannu, gli interventi sul Cixerri, la messa in sicurezza di strade e parcheggi e la riqualificazione di antichi borghi abbandonati. E ci sono inoltre la realizzazione di scuole, il risanamento di edifici ospedalieri, la costruzione di piscine, strutture sportive e parchi urbani.

Alcuni progetti sono conclusi al 98 per cento, altri che sono oltre 50 per cento di realizzazione.

A provocare lo stop ai cantieri è per il 40% è la mancanza di fondi, nel 30% dei casi si tratta di problemi tecnici, nel 18% del fallimento dell’impresa, del recesso o della risoluzione contrattuale, nel 6% si registrano sopravvenute nuove norme tecniche o disposizioni di legge, nel 4% si riscontra un mancato interesse al completamento, mentre solo per il 2% concorrono più cause contemporaneamente.

Le regioni con il maggior numero di opere incompiute sono la Sicilia, con 138 opere (rispetto alle 133 del 2020), seguita dalla Sardegna, con 47 (53 nel 2020), e la Puglia, con 27 opere
incomplete (24 nel 2020).

“Il maltempo, che si farà sentire soprattutto nei prossimi mesi – dice Maria Amelia Lai, preside di Confartigianato Imprese Sardegna – negli anni passati ha mostrato quanto sia drammaticamente
fragile la Sardegna e tutto il nostro Paese, soprattutto se si guardano i danni dati dal dissesto idrogeologico. Questa situazione ribadisce l’urgenza di investire in infrastrutture e in opere pubbliche, soprattutto per prevenire i danni da frane e alluvioni. Diamo atto alla Regione di aver impresso una importante accelerazione per la progettazione, avvio e conclusione dei lavori. Importante è l’azione portata avanti, soprattutto in questi mesi, per aprire nuovi bandi e per far sì che certe situazioni non si ripetano”.

“Purtroppo, le opere non ultimate sparse per l’Isola, così come nel resto d’Italia, sono il frutto di una poco oculata gestione dei fondi – aggiunge Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Edilizia Sardegna - non solo rappresentano un grave esempio di cattiva amministrazione ma spesso deturpano e danneggiano il paesaggio e infieriscono anche sul comparto edile, già pesantemente colpito dalla crisi, che potrebbe invece trovare una boccata di ossigeno proprio nella costruzione di nuove opere di edilizia pubblica”.

Da non tralasciare, secondo Meloni, è poi il tema del momento, ossia l’aumento dei costi delle materie prime “e quindi la non congruità degli appalti pubblici. Purtroppo, al crescere dei costi dei materiali non corrisponde un adeguato valore degli appalti. Questo è un problema che presto, soprattutto con il PNRR, andrà a impattare negativamente sulla realizzazione delle prossime infrastrutture”.

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata