Il governo Draghi non è intenzionato a ripristinare l’equiparazione della quarantena alla malattia.

Dall’inizio dell’anno i lavoratori del settore privato in quarantena dopo un contatto stretto con un positivo non ricevono più l’indennità Inps di malattia.

"L’equiparazione a malattia del periodo trascorso in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva dai lavoratori del settore privato è riconosciuta fino al 31 dicembre 2021, a fronte di apposito stanziamento”, aveva spiegato l’istituto di previdenza sociale in una nota.

I sindacati hanno chiesto all’esecutivo di modificare la misura in vista del nuovo Decreto Sostegni di prossima approvazione.

Il premier Mario Draghi però non sembra aver cambiato idea. La scelta dell’esecutivo si spiegherebbe con la volontà di scoraggiare il più possibile i lavoratori non vaccinati.

Ora la quarantena è molto meno frequente per chi è vaccinato o guarito, in virtù delle nuove regole previste in caso di contatto stretto (o ad alto rischio) con un positivo al Covid, come riporta la circolare emanata il 30 dicembre 2021 dal ministero della Salute.

Non deve più farla infatti chi ha ricevuto la terza dose o è guarito o si è vaccinato da meno di 120 giorni.

Fino al decimo giorno successivo all’ultimo contatto queste persone hanno l’obbligo di indossare mascherine di tipo Ffp2 e di sottoporsi, se sintomatiche, a un test antigenico rapido o molecolare al quinto giorno successivo all’ultima esposizione al caso.

Non cambia invece nulla per quanto riguarda chi è risultato positivo in prima persona al Covid-19: in quel caso, ha specificato l’Inps, “il lavoratore è temporaneamente incapace al lavoro, con diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale, compensativa della perdita di guadagno”.

(Unioneonline/F)

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