La burocrazia frena le imprese sarde: «Tempi e costi raddoppiati»
Pratiche lente, l’Isola in fondo alla classifica Ue di competitività. L’allarme di Confartigianato e Confapi: «Nessuno si occupa di semplificazione»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Come un'auto col freno a mano tirato: le oltre 140mila imprese sarde devono fare i conti tutti i giorni con una burocrazia che impegna – a causa della sua degenerazione – ogni anno almeno il 10% del fatturato. Un'incidenza doppia rispetto ad altre regioni. Autorizzazioni edilizie, pratiche di finanziamento, adempimenti legati al personale: la burocrazia rappresenta un costo nascosto che grava quotidianamente sugli imprenditori, un fardello che crea ostacoli sottraendo tempo prezioso al lavoro e alla produttività, come sottolineano Confartigianato imprese e Confapi.
L'Isola da questo punto di vista ha i peggiori indicatori a livello nazionale e europeo. Nella classifica della competitività Ue è al 203° posto su 234 anche a causa della «scarsa» affidabilità delle istituzioni: il punteggio complessivo (49 su 100) è circa la metà rispetto alla media europea. E anche nel confronto con le altre realtà italiane la Sardegna esce con le ossa rotte. Perché nonostante la burocrazia sia il male italico per eccellenza, ci sono regioni in cui il peso del rapporto con gli uffici pubblici è meno invadente.
Se si allarga il discorso e si considerano i tempi della giustizia, i pagamenti della Pa, la durata dei cantieri pubblici e altri fattori, le performance della Sardegna sono insufficienti. L'ultimo studio disponibile di Confartigianato sul tema dice che il cosiddetto «indice di burocrazia» dell'Isola raggiunge i 673 punti, non molto distante dalla Sicilia (802) che secondo l'associazione è la regione dove lo scontro con gli uffici pubblici influenza di più la vita delle imprese.
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