L’autunno porta aumenti. Il caro-vita è generalizzato, per effetto di un’inflazione opprimente, e non riguarda solo la benzina o i generi di prima necessità. La bolletta elettrica ha ripreso a schizzare alle stelle e le compagnie telefoniche stanno avvertendo gli utenti di imminenti rincari unilaterali. Dal pane alla birra, alla cassa del market gli alimentari costeranno il 10,7% in più. Sull’olio d’oliva e il tonno in scatola si registrano i rincari più consistenti. Ma pure gli alcolici e i prodotti a base di grano importato, insieme a quelli per i bambini, mostrano un trend in crescita. Facendo i conti in tasca alle famiglie, per la spesa mensile potrebbero servire 205 euro in più rispetto al 2022.

Il Governo

Per evitare che la situazione possa sfuggire di mano, il 28 settembre sarà firmato il Patto sul trimestre anti-inflazione, che prevede di offrire dal primo ottobre al 31 dicembre un paniere di prodotti a prezzi ribassati o calmierati, nel rispetto della libertà di impresa e delle strategie di mercato delle aziende. Per la firma a Palazzo Chigi saranno presenti la premier, Giorgia Meloni, e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, insieme alle associazioni della distribuzione, del commercio e dell'industria del largo consumo. L’intervento si propone di offrire un paniere di prodotti della spesa e di prima necessità a prezzi ribassati con un risparmio di 4 miliardi per le famiglie. E il resto?

L’esposto sull’energia

È di sabato la segnalazione di Adiconsum che, assieme all’associazione Consumerismo No Profit, ha presentato un esposto congiunto all’Antitrust contro Enel Energia, chiedendo di aprire un’istruttoria per una possibile pratica commerciale scorretta. «Nelle ultime settimane stanno giungendo innumerevoli segnalazioni da parte di consumatori del mercato libero dell’energia che lamentano di aver subìto modifiche dei contratti in essere, comprese le condizioni economiche, in maniera unilaterale e senza preavviso, con relativi consistenti aumenti tariffari che raggiungono in alcuni casi il +300%», scrive in una nota Giorgio Vargiu, presidente di Adiconsum Sardegna. «Eppure l’articolo 3 del decreto legge del 9 agosto 2022 numero 115 sospendeva l’efficacia di ogni clausola contrattuale che consentiva all’impresa fornitrice di energia elettrica di modificare unilateralmente le condizioni generali di contratto relative alla definizione del prezzo. Termine prorogato al 30 giugno 2023 col cosiddetto Decreto Milleproroghe».

Dal primo luglio, cessato il Milleproroghe, numerosi utenti di Enel Energia si sarebbero trovati, a loro insaputa, costretti a subire nuove e più gravose condizioni contrattuali ed economiche immediatamente applicate in fattura, senza alcuna comunicazione. «In particolare», prosegue Vargiu, «le segnalazioni riguardano modifiche per rinnovo del profilo tariffario effettuate senza che il consumatore abbia ricevuto il preavviso. Ma anche modifiche effettuate con offerte in scadenza nel 2024, senza ricevere avviso. Infine, informazioni fuorvianti riportate in fattura: nella prima pagina delle fatture emesse prima delle modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali, veniva indicata la voce: “Scadenza condizioni economiche: contratto a tempo indeterminato”. Considerata la gravità della pratica commerciale attuata da Enel Energia, abbiamo chiesto all’Antitrust di verificare se possa ritenersi scorretta e, nel caso, di emanare un provvedimento cautelare d'urgenza».

Le altre associazioni

Sul caro-energia fa una segnalazione anche Monica Satolli, coordinatrice sarda dell’Unione nazionale consumatori: «Entro la prima decade di gennaio si dovrebbe passare al mercato libero dell’energia», dice. «I consumatori, a nostro avviso, non sono pronti. Il Governo sta ragionando su un rinvio, che sarebbe auspicabile. Anche perché sono aumenti che colpiscono soprattutto la fascia media della popolazione, quella che fino ad oggi ha tenuto in piedi il Paese». Federconsumatori, con Andrea Pusceddu, esponente del direttivo regionale, spera in un freno all’aumento dei prezzi: «L’inflazione colpisce i ceti più deboli», argomenta. «Per controllarla non servono finanziamenti a pioggia, ma interventi socialmente mirati».

Lorenzo Piras

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