Dalla produzione di software ai servizi informatici, dalla creazione di portali web fino all'elaborazione dati: sono 1.756 le imprese artigiane sarde attive nel settore dei servizi digitali.

Il dato emerge dall’analisi dell'Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna sulla “Transizione digitale delle Pmi in Sardegna”, che ha rielaborato i numeri dell’Istat relativi al 2021.

Tra le province, Cagliari conta 783 imprese artigiane, con 1.932 addetti, Sassari 540, con 1.046 dipendenti, il Sud Sardegna 196, con 343 lavoratori e Nuoro 130, con 278 addetti. Chiude Oristano, con 107 attività con 251 dipendenti. 

Il Sud Sardegna, Oristano e Nuoro sono le aree in cui la totalità degli addetti del comparto è impiegato nelle imprese artigiane.

“Nell’Isola, forse più che in altre Regioni, sta crescendo la propensione delle imprese a investire – ha commentato Fabio Mereu, vicepresidente regionale di Confartigianato Imprese Sardegna con delega all’innovazione –, tutto ciò è sostenuto, in larga parte, anche dagli incentivi statali per la trasformazione digitale e l’adozione di tecnologie 4.0, e favorito dai bandi promossi anche nella nostra regione”.

Un limite allo sviluppo digitale delle imprese sarde è invece dato dall’ancora insufficiente livello di competenze proprio all’interno delle realtà produttive. “Questa crisi economica collegata alla pandemia ha accelerato i fenomeni di digitalizzazione da parte di tutte le imprese, incluse le micro e piccole, che hanno pressoché raddoppiato il loro tasso di adozione delle tecnologie digitali – ha aggounto Mereu -, però il vincolo principale alla trasformazione digitale è rappresentato dalla mancanza di competenze proprio all’interno dell’impresa, sia per quanto riguarda gli imprenditori che per quanto riguarda il capitale umano. Lo skill gap delle piccole e medie imprese sarde, come quelle del resto d’Italia, rappresenta una criticità di lunga durata e un freno alla loro competitività. Su questo dobbiamo lavorare, su questo dobbiamo intervenire e su questo le Istituzioni devono puntare. Cancellare il divario interno è diventato uno degli obiettivi primari”.

Una spinta importante alla digitalizzazione potrebbe arrivare dal Recovery Fund.

“Si tratta di un’occasione che la nostra Isola non può lasciarsi sfuggire – prosegue il Vicepresidente - per questo auspichiamo che anche da noi possa arrivare una cospicua fetta di finanziamenti che servirebbero a concludere il progetto della Banda Ultra Larga, ridurre al massimo i costi di transazione della trasformazione digitale e incentivare all’acquisto di soluzioni tecnologiche adeguate che portino un reale sviluppo digitale delle imprese”.

“Nessuno può, infatti, dimenticare come, durante la fase acuta dell’emergenza coronavirus, tante aziende sarde siano state costrette a chiudere improvvisamente, senza una data certa di riapertura – ha concluso Mereu -, molte realtà hanno potuto continuare a operare grazie a strumenti e soluzioni digitali, come lo smart working, ma anche l’e-commerce”.

(Unioneonline/F)

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