L'incubo è tornato a flagellare la Sardegna.

L'anno scorso titolavamo "Addio lingua blu", oggi è di nuovo allarme.

Dall'assessorato regionale alla Sanità avvertono: "Siamo pronti a fronteggiare la diffusione, la vaccinazione è in corso e in un paio di settimane sarà completato il cuscinetto protettivo intorno ai focolai".

Ma tra gli allevatori c'è molta preoccupazione: "Il virus sta galoppando. Bisogna potenziare al massimo il servizio".

LA PIAGA - Nel 2016 la svolta: per il terzo anno di seguito, grazie alla vaccinazione di massa di ovini e bovini, il patrimonio zootecnico regionale si salva.

L'ultima strage, nel 2013, a opera del sierotipo 1, era stata definitivamente archiviata.

Ora nell'Isola è sbarcato un sierotipo (quasi) inedito, il numero 4, parecchio diffuso in Corsica e nelle altre regioni d'Italia.

"Probabilmente gli insetti vettori sono arrivati con il vento, tra un'Isola e l'altra la distanza è breve, e in Corsica ci sono attualmente cento focolai su centomila capi. Inoltre, la trasmissione avviene con la movimentazione degli animali", spiegano gli esperti.

Il primo caso è stato registrato a Ferragosto in un allevamento di Bari Sardo, le pecore stavano male, i veterinari si sono precipitati a vederle, hanno mandato i campioni al Centro di Referenza nazionale di Teramo e il verdetto è stato un colpo al cuore dell'Isola.

LA TASK FORCE - "Comunque", spiegano dall'ufficio di gabinetto dell'assessore Luigi Arru, "eravamo preparati, un'avvisaglia si era avuta lo scorso inverno vicino a San Teodoro, così avevamo creato una fascia di protezione e acquistato una partita di vaccini per il sierotipo 4".

Era la prima volta che questa "versione" dell'infezione si manifestava dalle nostre parti, e le autorità avevano deciso di immunizzare tutti gli ovini degli allevamenti in un'area di 20 chilometri intorno ai siti attaccati.

Dunque, profilassi immediata nel Goceano a Sud e nella fascia verso nord tra Pattada, Ozieri, Tula, Chiaramonti, Ploaghe ed Erula, confinanti con le zone dove erano state riscontrate le positività.

L'ALLARME - Non in Ogliastra, dove due settimane fa si è presentato il virus, in questa funesta estate che ha già messo in ginocchio le aziende zootecniche.

Il 30 agosto nella sede dell'Osservatorio epidemiologico veterinario regionale si è riunita l'Unità di crisi per la lingua blu - con i rappresentanti del ministero della Salute, dell'assessorato della Sanità, dell'Istituto zooprofilattico, dell'Ats - per fare il punto sull'epidemia.

"Sono decine i focolai registrati tra Bari Sardo, Cardedu, Jerzu, Lanusei, Loceri, Tertenia, Ilbono, Villagrande Strisaili, 3mila le pecore malate, 25 i capi morti", hanno comunicato.

L'ESCALATION - Purtroppo però la situazione precipita con grande velocità.

"Il 14 agosto c'erano due focolai a Bari Sardo con 12 e 15 capi infetti", sottolinea Alessandro Serra, direttore di Coldiretti Nuoro e Ogliastra, "quattro giorni dopo i capi sono diventati 20 e 30, oggi (ieri, ndr.) i focolai sono oltre ottanta, 4000 le pecore malate e 35 quelle morte".

Insomma, aggiunge Serra, "il virus sta correndo. E in questo anno pieno di calamità, naturali e burocratiche, ci mancava soltanto il ritorno della lingua blu. L'auspicio è che si acceleri al massimo nel creare la zona cuscinetto, abbiamo paura che l'epidemia si propaghi anche nell'Alta Baronia e nel Campidano".

LA STRATEGIA - Dalla Regione, i componenti della task force assicurano un impegno straordinario: "Stiamo creando un anello di protezione intorno all'Ogliastra, in un raggio tra i 40 e i 60 chilometri, dunque fino al Sarrabus, al Medio Campidano, a Ottana, alla Gallura. Il fatto di avere un'Azienda unica ci sta agevolando: molti veterinari stanno convergendo da tutta l'Isola verso gli allevamenti interessati, 400mila capi sono già stati vaccinati, ne mancano 150mila, il lavoro si concluderà in un paio di settimane. Ma attenzione: l'immunizzazione non avviene prima di 21 giorni".

Adesso sarà messo in piedi un piano di informazione, insieme con i sindaci e le organizzazioni di categoria saranno calendarizzati una serie di incontri mirati nei territori. "Bisogna anche fare una profilassi diretta: evitare il pascolo la notte, utilizzare repellenti, evitare le zone umide".

Cristina Cossu

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