Non ci sono elementi che facciano pensare che, nel breve termine, i prezzi dell’energia smetteranno di salire, ma – nonostante la situazione d’emergenza – l’Unione europea non riesce a trovare una quadra su una strategia comune.

Mentre in Italia si continuano a registrare rincari nei costi dei carburanti, con il gasolio che ha superato quota 1,6 euro a litro (ai massimi dal 2014), al Consiglio straordinario dei ministri dell'Energia Ue a Lussemburgo, manca un accordo tra gli Stati Membri sul caro-bollette. Tutto è rimandato a dicembre, nella convinzione che il nuovo pacchetto della Commissione su de-carbonizzazione del mercato del gas e mercato dell'idrogeno possa sbloccare l'impasse.

Il vertice è stato preceduto dalla firma di un documento da parte della Germania e altri otto Paesi che si dicono contrari a qualsiasi riforma del mercato europeo dell'energia. La Spagna, invece, si è presentata con un pacchetto di proposte, tra cui la separazione dei prezzi dell'elettricità da quelli del gas, la messa in campo di misure anti-speculative sul mercato delle emissioni e la possibilità per un Paese di intervenire autonomamente nella formazione dei prezzi energetici. Misure con cui Madrid sperava di creare un asse del Sud Europa, ma che invece non hanno riscosso grande consenso.

Intanto l'esecutivo europeo resta cauto: "L'attuale mercato è il sistema migliore per garantire energia verde, non possiamo prendere decisioni troppo rapide", ha spiegato la commissaria europea per le energie Kadri Simson.

Anche l'Italia intende muoversi con prudenza, puntando soprattutto all'acquisto volontario di stock di gas comuni.

"Questo meccanismo dovrà essere disegnato in modo da favorire la concorrenza fra produttori, riducendo al minimo le distorsioni del mercato", ha dichiarato il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, sottolineando come i provvedimenti assunti dal governo Draghi siano in linea con gli interventi suggeriti dalla Commissione a metà ottobre: l'obiettivo è proteggere i più vulnerabili e le imprese.

Questo scopo rimane l’unico punto di convergenza emerso nell’incontro. "Non è emersa una posizione consensuale circa gli interventi che vanno applicati a livello Ue", ha ammesso infatti a fine riunione Jernej Vrtovec, ministro delle Infrastrutture della Slovenia e presidente di turno dell'Unione. 

(Unioneonline/F)

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