"I conti dei sardi non tornano": è il titolo del fondo del direttore, Emanuele Dessì, sull'Unione Sarda, dedicato ai temi della vertenza entrate e della finanziaria regionale.

I conti, si sa, spesso non tornano, anche quando uno stipendio c’è. Basta un guasto alla macchina o la lavatrice che si stanca di vivere per rovinarci il mese. Per chi deve amministrare - con lo spirito del buon padre di famiglia - un Comune, una Regione o lo Stato centrale, gli imprevisti si chiamano anche terremoti, alluvioni, neve e ghiaccio. Tanti soldi da mettere assieme (come?) per risposte da dare chissà quando. Con il fiato addosso di Bruxelles che, giusto venerdì, ha ricordato a Roma che prima di Carnevale la Manovra va corretta.

E a proposito di conti che non tornano, dopo il Consiglio regionale, anche la Giunta ha alzato la voce con ministri e burocrati, denunciando come nella cassaforte della Regione ci sia un buco. Una parte della maggioranza parla di un miliardo, un’altra raddoppia. Poca chiarezza che, insieme ad altri problemucci (i travagli per la segreteria del Pd, le spine della sanità, il rimpasto in Giunta), ritardano l’approvazione della Finanziaria regionale. La materia, legata a doppia mandata alla vertenza entrate, è complessa. Proviamo a semplificare. Una dozzina d’anni fa Renato Soru strinse un patto con il premier Romano Prodi: lo Stato ci dia quanto dovuto su Irpef e Iva e noi ci paghiamo sanità e trasporti. La Sardegna, dopo un lungo braccio di ferro, dovrebbe ricevere il gettito di ogni anno e una quota di arretrati. Ma per tecnicismi (o furbate) contabili, le cose non vanno proprio lisce. E a Palazzo Chigi qualcuno (burosauri o politici?) fa doppiamente lo gnorri, tagliando fuori l’Isola dalle risorse nazionali per le malattie rare e i nuovi vaccini, ma anche per le Province e l’area metropolitana di Cagliari. La linea romana è più o meno questa: avete lo statuto speciale, pagate voi. Ma con la zavorra delle spese sanitarie in crescita (più o meno 3 miliardi e mezzo, la metà del bilancio regionale), la Sardegna sta affondando.

Recriminare sul latte versato sarebbe solo tempo perso. Le energie dei nostri politici, tutti, andrebbero concentrate su due obiettivi: risparmiare il più possibile a casa nostra e ottenere sino all’ultimo centesimo da Roma. Utopia, considerato che già in maggioranza non c’è chiarezza nemmeno su quanto sia profonda la voragine. Sullo sfondo c’è una Finanziaria da approvare. Sperando che non si guasti la lavatrice.

Emanuele Dessì
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