Oltre 900 milioni di euro destinati alla formazione e alle politiche attive per il lavoro in Sardegna ancora “fermi al palo”.

È quanto denunciano dalle associazioni di rappresentanza delle agenzie formative accreditate dell’Isola – ASaF – C.E.SFO.P e CO.RE.FORM – che si sono confrontate con Cgil, Cisl e Uil «sul conclamato stato di sofferenza del sistema della formazione e delle politiche attive per il lavoro nell’attuazione delle misure in risposta ai tanti fabbisogni di cittadini, imprese e territori».

I sindacati snocciolano anche i dati dei fondi che sarebbero a disposizione per dare «risposte in termini di formazione e servizi per il lavoro a oltre 58mila gli utenti presi in carico dal programma GOL (che comprende i percettori di reddito di cittadinanza, Naspi, disoccupati di lungo periodo, donne, soggetti svantaggiati).

I FONDI “AL PALO” – Nel dettaglio: 32 milioni di euro dal PNRR solo per il 2022 (e il doppio per il 2023 e 2024); residui del FSE 14/20 per 15 milioni di euro); 11 milioni dal Pon Garanzia Giovani; fondi regionali per 10 milioni; e poi il programma FSE+ 21/27 che vale quasi 750 milioni di euro. Oltre 900 milioni di euro totali che, sottolineano le sigle, «non risultano ancora erogabili in tempi brevi e determinati». 

AGENZIE A RISCHIO – «Purtroppo si rileva una persistente carenza di programmazione e di attuazione con tempi certi e definiti da parte dell’amministrazione regionale», si legge in una nota dei sindacati. Che aggiungono: «In oltre 11 mesi sono stati editati pochissimi avvisi, i tempi e la complessità delle procedure burocratiche hanno rallentato o addirittura impedito la possibilità per il sistema delle agenzie formative accreditate di dare risposte ai tanti target di utenza: giovani in dispersione, NEET, persone in ammortizzatori sociali, imprese e comunità, che quotidianamente si recano nelle sedi sparse su tutto il territorio regionale. In questa condizione, anche le agenzie non possono più reggere e sono a rischio le strutture e i lavoratori del sistema e tutto l’indotto (docenti, esperti e fornitori) che sono coinvolti con le attività». Insomma, «situazione di estrema sofferenza e incertezza».

MOBILITAZIONE – Per questi motivi, le sigle lanciano un appello alla giunta e al consiglio regionale per un «intervento urgente» e annunciano «lo stato di agitazione del comparto, con l’attivazione di tutte le azioni, comprese quelle di evidenza pubblica, a tutela delle agenzie aderenti, del personale coinvolto e soprattutto dei tanti possibili beneficiari delle azioni».

(Unioneonline/l.f.)

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